Pericle il padre della democrazia

Eccoci qui con Pericle il padre della democrazia l’argomento di cui Giacomo Sabbatini ci parla oggi per la rubrica “Un salto nella storia”

Pericle era figlio di Santippo e Agariste, il primo appartenente alla famiglia dei Buzigi, la seconda  a quella degli Alcmeonidi, ed entrambe nobili e potenti . Gli storiografi posizionano il luogo di nascita dello stratego nel demo di  Colargo, mentre sulla data di nascita le opinioni sono differenti e vanno dal 495 a 493 a.C. . Le fonti romanzano l’arrivo di Pericle, il cui nome significa “circondato di gloria”, con il classico artificio del sogno premonitore:” Agariste sognò di generare un leone e di lì a poco partorì Pericle, fisicamente ben formato in tutto il corpo, ma con il capo allungato  e sproporzionato”- Plutarco ,Vite. L’aneddoto del capo allungato accompagnò sempre la figura dello stratego, infatti si arrivò a pensare che l’elmo con cui spesso Pericle veniva ritratto, servisse in realtà a nascondere una sproporzione del capo. Dopo essersi messo in luce nel processo contro Cimone, succedette ad Efialte, ucciso nel 461, alla guida dei democratici.

La prima fase di governo è piuttosto oscura, ma dopo l’ostracismo del suo principale avversario, Tucidide figlio di Melesia, nel 443/2 a.C., Pericle fu protagonista della politica ateniese e ne determinò il corso fino alla morte, avvenuta nel 429. Egli subito godette di uno straordinario consenso popolare, di cui Tucidide ci da un particolare giudizio: Pericle univa l’autorevolezza derivante dall’origine familiare a eccezionali qualità personali e con queste basi seppe mettere il popolo in un rapporto di parità, incoraggiandolo nella libertà di giudizio e frenandone l’irrazionalità emotiva. Pericle con Efialte aveva già contribuito a indebolire l’Areopago, confinandone la giurisdizione ai soli delitti di sangue e, una volta al potere, varò alcune riforme a favore del popolo, come l’abbassamento dei requisiti patrimoniali per accedere alle magistrature e uffici pubblici, l’assegnazione di lotti di terreno  ai cittadini meno abbienti e offrendo spettacoli e svaghi di ogni genere.

Questa sua attività fu giudicata da alcuni demagogica se non populista e Pericle fu oggetto di critiche da parte di molti dotti, da Tucidide, che parlò del suo governo come dello strapotere del primo cittadino, fino ad Umberto Eco, che lo definì “figlio di una buona donna”. Tuttavia altri definiscono più positivamente  il governo di Pericle una “democrazia guidata”, che solo con i suoi successori, privi dell’eccellenza di Pericle, scadde nella demagogia. Quindi sul versante politco, per favorire la partecipazione alla politica delle classi meno elevate, introdusse una retribuzione per le cariche pubbliche( il misthòs),alle quali,sempre grazie a Pericle, si accedeva per sorteggio, e estese l’accesso all’arcontato alla terza classe soloniana, ovvero quella dei piccoli proprietari. Sul versante militare, Pericle fu a capo delle spedizioni militari nella Prima guerra del Peloponneso, combattuta tra la lega di Delo e la Lega del Peloponneso dal 460 al 450 a.C., quando venne raggiunta una pace quinquennale, poi ratificata con un trattato trentennale.

Nello stesso periodo fu raggiunta con i persiani la pace di Callia, seguita da una disastrosa spedizione ateniese in Egitto, che segnò la fine dell’espansione ateniese. Pericle fu anche fautore del trasferimento del tesoro della Lega da Delo ad Atene, un atto che non gli fu mai perdonato dai suoi detrattori. Tra il 451-50 varò invece una controversa legge che limitava lo status di cittadino ateniese a chi avesse entrambi i genitori nati nella città, ordinanza alla quale fu concessa una deroga vent’anni dopo, quando, avendo Pericle perso gli altri due figli, gli rimase solo Pericle il Giovane, nato da Aspasia, la famosa etera di Mileto, formata alla scuola di Socrate e amatissima da Pericle. Nel 444 a.C. lo stratego fece fondare la città di Turii nel Golfo di Taranto e nel 440 condusse a buon fine la guerra di Samo. Fu in questa età di splendore, detta “Età di Pericle”,che si ebbe la realizzazione di quel sottile equilibrio tra un sistema aristocratico e un sistema democratico, che ebbe la sua massima espressione nell’Ecclesia, l’assemblea di tutti gli ateniesi, che divenne accessibile ai meno ricchi grazie ad un’indennità, deputata al governo della polis.

Fu questo il tempo dell’oro delle imprese, dei commerci, delle manifatture, dei forzieri pieni di ricchezze nei templi, delle letteratura e del bello. Pericle si dedic anche a grandi opere difensive, come le Lunghe Mura che cingevano il collegamento tra Atene e i suoi porti; e si impegnò a rendere maestosa la sua città, della quale cambiò il volto con capolavori usciti  dagli scalpelli di Fidia e Policleto e con la costruzione dell’ Acropoli, che da allora è dominata dal Partenone, all’interno del quale si trovava la maestosa statua di Athena Parthènos, oggi perduta.  Si narra che durante l’erezione dei Propilei, l’imponente ingresso di marmo della città, un operaio fosse caduto rovinosamente dall’alto della fabbrica: Pericle intervenne guarendogli le ferite con un’erba sconosciuta ai Greci, per poi sostenere che fu la dea Minerva in sogno a suggerirgli quell’erba. arte_-_l_opera_di_fidia_nel_partenone_raffigurante_athena_imagefull.jpgMa l’entusiasmo per le nuove costruzioni non era generale, gli avversari di Pericle gli attribuirono ironicamente il “mal di pietra”,  ovvero la mania di erigere ovunque monumenti e dare forma monumentale a qualsiasi edificio, accusandolo quindi di abuso delle rendite pubbliche e di eccessive richieste di tributi. Alla base  però, c’era una stratificata ostilità nei confronti dello strapotere di Pericle, che concentrò su di sé il governo di Atene e di tutti gli affari Ateniesi, ovvero le entrate, gli eserciti, le isole, il mare e la grande potenza egemonica della città. Il rancore politico fece sì che Pericle, nell’ultimo decennio, venisse colpito là dove poteva lo si poteva colpire: divenne oggetto di scherno letterario e popolare e vide i suoi amici martoriati da una serie di vicende giudiziarie. Intanto nel 431 a.C., scoppiava la Seconda guerra del Peloponneso contro Sparta, a causa del famoso decreto fatto votare da Pericle, che escludeva i cittadini megaresi dall’Impero ateniese.  Ormai la figura di Pericle stava tramontando e un aneddoto su un’eclissi di Sole, paragonata alla sua figura, ci dice molto sulla considerazione dei contemporanei. Nel 430 a.C. Atene fu vittima di una pestilenza devastante a cui si era aggiunta la guerra e Pericle fu messo sotto processo e destituito dalla carica di stratego. L’anno seguente fu tutta via rieletto, ma il suo governo non durò a lungo, infatti dopo un lungo periodo di malattia, nel 429 a.C. Pericle morì, sfiancato nel corpo e nell’anima.  Moriva così, condividendo il destino di molti appartenenti alle classi più povere, le stesse che aveva sempre favorito, un grande uomo che aveva saputo portare alla massima gloria la sua città e che aveva posto con la sua politica le radici della democrazia moderna.

E con Pericle il padre della democrazia si chiude anche il secondo articolo di questa nuova rubrica.
A questo link potete invece trovare “Cesare, tra uomo e mito”

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3 commenti

  1. Interessantissimo articolo!!!! Inoltre è molto ben scritto e non lascia mai deluso il lettore. Questa nuova rubrica è favolosa, aspetto con ansia il prossimo articolo!!

  2. Interessante. Vorrei aggiungere che Pericle (e lo scultore Fidia)morì per la peste che in quell’anno colpì Atene, vittima della sua stessa scelta di isolare la città entro le lunghe mura