EdiList: La signora Dalloway

EdiList: La signora Dalloway recensito da Edilab edizioni,

 

EdiList: La signora Dalloway

TRAMA

13 giugno 1923. Clarissa Dalloway, una signora dell’alta borghesia londinese, esce a comprare i fiori per la festa che sta organizzando per la sera. Passeggia per le strade di Londra, sfiora la vita di tanti sconosciuti, ma non ha il fare allegro di chi si prepara a qualcosa di lieto. Il suo incedere è incerto e continuamente ostacolato da pensieri che le affollano la mente, da ricordi che si intrecciano con la nostalgia di ciò che è sfuggito e mai potrà tornare. Desideri, angosce e paure della solitudine, della morte ma anche della vita, si rincorrono in un flusso incessante di parole che aprono ad altre parole.
Con La signora Dalloway, qui proposta in una nuova traduzione, Virginia Woolf ci regala un grande romanzo lirico, capace di rivelare tutta la precarietà degli esseri umani, feriti dalle circostanze, inermi di fronte alle correnti della sofferenza e della gioia.

EdiList: La signora Dalloway

Avete presente che quando viaggiate e tornate più volte nello stesso luogo non è mai uguale alla prima volta che ci siete stati? Ecco, questo è esattamente quello che succede con i libri. Ancora di più se si tratta di un libro complesso come La signora Dalloway.

Per me si trattava di una terza rilettura, dopo studi approfonditi sull’autrice. Credo fermamente che per leggere Virginia Woolf, e per capire fino in fondo il suo modo di narrare, sia necessario conoscere la sua poetica. So che può sembrare un controsenso iniziare una lettura sapendo già tutto del libro, in realtà in questo caso è la mossa vincente per riuscire ad apprezzare veramente il testo. Perché è vero, la Woolf scrive della banalità del quotidiano ma quasi mai la realtà è semplice.

Al centro di questo romanzo un’unica giornata, vissuta attraverso gli occhi, o meglio la mente, dei personaggi e, in particolare, di Clarissa, Septimus e Peter. Non ci sono eroi tra i protagonisti di questo libro né succede mai qualcosa di eclatante. La signora Dalloway è la perfetta rappresentazione di una giornata normale. Non c’è mai un intervento esterno dell’autore per spiegare, nessun dettaglio in più. Il lettore è catapultato nei pensieri dei personaggi, vive ciò che loro vivono esattamente nel modo in cui è vissuto da loro.

I concetti stessi di spazio e di tempo non esistono, si dilatano e si restringono così come vengono percepiti di volta in volta. Proprio come succede a ognuno di noi nella vita di tutti i giorni.

La festa che Clarissa deve organizzare è solo un pretesto, non è ciò che succede “fuori” ad essere importante. Conta solo quello che succede dentro, il modo in cui anche le cose più banali possono portare a una vera e propria presa di coscienza.

Così ci ritroviamo a fluttuare tra i pensieri di Clarissa che pensa all’amore, alle delusioni, ai rimpianti, e navighiamo nella mente danneggiata di Septimus che vive in un mondo tutto suo in cui vita e morte si sovrappongono continuamente. Niente sembra legare i due, neanche si conoscono, ma Virginia Woolf li unisce dall’inizio, fino al momento in cui Clarissa diventerà Septimus. L’empatia come chiave di volta, vita e morte che si incontrano.

Leggere La signora Dalloway significa fare un viaggio nella propria coscienza senza avere paura di quello che vi si potrebbe scoprire. Con questo libro la Woolf ci insegna a guardare dentro noi stessi. Leggete questo libro e ne uscirete arricchiti.

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