Traiano l’optimus princeps

Traiano l’optimus princeps ovvero Marco Ulpio Traiano apparteneva ad una famiglia di Tuder, in Umbria, ma i suoi avi si erano trasferiti ad Italica, nella provincia della Spagna Betica (ovvero meridionale). 

Il padre, suo omonimo, fu il primo della famiglia a diventare senatore, raggiunse anche la carica di console e fu governatore delle province d’Asia e di Siria. Nulla sappiamo della famiglia della madre Marcia. Traiano probabilmente nacque intorno al 53 d.C. e trascorse parecchi anni come tribunus militum, servendo in Siria quando il padre era governatore. Con Domiziano scalò i ranghi delle cariche civili e militari, ottenendo prima il comando di una legione e la pretura e successivamente nel 91 il consolato. Quando apprese di essere stato adottato da Nerva, Traiano si trovava in Germania in qualità di governatore, probabilmente questa scelta ebbe l’appoggio dei soldati e di molti ambienti a Roma che lo appoggiavano. Nerva morì nel gennaio del 98 e Traiano gli succedette al trono senza incontrare difficoltà, conferendo adeguatamente onori divini al padre adottivo. La sua ascesa costituiva in primo luogo la sanzione di una situazione di fatto, la possibilità che un provinciale salisse all’Impero. Traiano fu l’unico degli imperatori dei primi due secoli a riprendere su larga scala una politica di espansione fondata sulla conquista militare, con l’acquisizione di nuovi territori, che andavano oltre le esigenze strettamente difensive o di consolidamento delle regioni più esposte. Forte della sua posizione di imperatore autenticamente militare, Traiano confermò i buoni rapporti con il Senatoe l’aristocrazia tradizionalistica, ma di fatto volse in senso autoritario la funzione dell’imperatore, almeno  sul piano della prassi concreta del governo. Scelse subito di mostrarsi come principe austero, dedito alle attività sportive, cosa che dopo gli eccessi di Domiziano fu immensamente gradita. Quindi Traiano ripropose il modello augusteo dell’imperatore migliore tra i suoi pari, dedito al lavorare per lo Stato; la conciliazione del principato con l’idea di libertas appartiene proprio a questo periodo e fu attuata da uomini come Plinio il Giovane e Dione Crisostomo.  La politica di Traiano era assai attiva in molti campi e insieme al suo atteggiamento da uomo attento e preoccupato per il benessere e per la giustizia facilitò la creazione di questo clima, che aprì la strada al periodo che già gli antichi giudicarono l’età felice dell’Impero: il II secolo degli Antonini.

Mentre il nuovo imperatore consolidava la sua posizione, l’irrequietezza dei Daci e la pressione del loro re Decebalo, fornirono l’occasione a Traiano per due campagne condotte in profondità, con la conseguente occupazione diretta del territorio, mettendo anche le mani su un’ immensa quantità di oro. Nel 101-102, per la prima campagna furono mobilitati ottantamila legionari, Decebalo si arrese, ma fu riconosciuto ancora re, fino al 105-106, quando un suo tentativo di riscossa  portò ad una più massiccia invasione della Dacia, fino alla capitale Sarmizegetusa, che fu distrutta, e condusse al suicidio dello stesso Decebalo. Il paese divenne una provincia, venendo subito intensamente romanizzato, e per commemorare questa vittoria venne fatta costruire nel foro traianeo una maestosa colonna coclide, rievocante nei rilievi i momenti più importanti delle due campagne. Nello stesso 105-106 vi fu l’annessione dell’Arabia Petrea, una vasta regione abitata dai Nabatei, che controllavano molto del commercio carovaniero con l’Oriente, uno dei più ricchi commerci dell’antichità; l’annessione del territorio dovette avere finalità economiche e strategiche. Intanto in Oriente con l’ascesa di Cosroe intorno al 109, l’Impero Partico aveva ripreso la questione armena. Così nel 113 Traiano dovette iniziare la sua più difficile e importante campagna, che lo portò ad annettere l’Armenia e la Mesopotamia all’Impero, e lo spinse fino al golfo Persico, dopo aver conquistato la capitale partica Ctesifonte nel 116

Nonostante numerose difficoltà i Romani riuscirono a porre sul trono partico un re fantoccio, il quale però dopo la morte di Traiano non seppe affermarsi. Una rivolta delle comunità giudaiche diffusasi in tutto il Medio Oriente costrinse l’imperatore, ormai malato e anziano, ma ancora capace di condurre di persona un esercito e di marciare alla testa dei suoi soldati sotto le intemperie, a lasciare frettolosamente le nuove provincie. Tuttavia appena giunto a Selino, in Cilica, fu immobilizzato da un attacco di idropisia e, dopo un colpo apoplettico, morì  l’8 agosto 117, designando come suo successore   (probabilmente fortemente influenzato dalla moglie Plotina) il nipote Adriano.  Il regno di Traiano segnò un momento altissimo sia nella storiografia moderna che nella percezione dei contemporanei, che consegnarono ai posteri la figura dell’ optimus, princeps (l’ottimo principe o il miglior principe ), come lo definì Plinio il Giovane;  già nella tarda antichità questo sovrano illuminato, esperto condottiero e ottimo amministratore, e fino a Dante che lo collocò nel Paradiso, ebbe una fama straordinaria, espressione del consenso dei ceti elevati dell’Impero e della consapevolezza di un culmine mai più raggiunto dopo.

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