Segnalazione “SEXY CHRISTMAS INNAMORARSI A NATALE”

Segnalazione “SEXY CHRISTMAS INNAMORARSI A NATALE” di ANGELICA ROMANIN.



DETTAGLI

Titolo: SEXY CHRISTMAS, INNAMORARSI A NATALE Autore: ANGELICA ROMANIN
Editore: INDEPENDENTLY PUBLISHED
Genere: CHICKLIT
eBook Prezzo di lancio: € 1,99 poi € 2,99 Data pubblicazione: 27/11/2021
Serie: AUTOCONCLUSIVO

TRAMA

Il sesso porta solo guai! Questo è il mantra di Jeanette. E lei, dal sesso, vorrebbe starne proprio alla larga. Ma è dura quando sei la figlia del proprietario di un locale di burlesque e ti ritrovi a fare la cameriera sexy durante una festa di addio al celibato. Ed è ancora più dura quando l’organizzatore della festa è un certo Alexander Stone, un gigante biondo dalla bellezza scandalosa, con una fastidiosa attitudine al comando! Se poi, in preda all’imbarazzo, finisci per cadergli in grembo ricoprendolo di cheescake ai mirtilli, il problema è doppio!

Tra loro è antipatia a prima vista. Jeanette, caschetto castano e testa tra le nuvole non ha nulla a che fare con il severo e intransigente Stone. Ma il fato è un burlone, e sembra proprio che si diverta a metterlo continuamente sulla sua strada…

ESTRATTO

Con un sospiro mi siedo alla scrivania e cerco il numero del catering. Lo trovo su un post-it giallo che era scivolato a terra.
Mi risponde un dipendente che non sa un accidenti. Balbetta che il suo capo è uscito ma che tornerà a momenti.

Lo interrompo. «Vabbè, senta, mi faccia richiamare appena torna. È urgente.»
Riattacco e cerco il numero di Shana, la ragazza che ci dà una mano all’occorrenza.
Generalmente sette cameriere sono sufficienti in un locale come il nostro, ma sabato sera avremo il pienone. Ospitiamo un addio al celibato con ben quaranta invitati, perciò avremo bisogno anche del suo aiuto.
Mi metto a rovistare tra le mille scartoffie che occupano il mio piano di lavoro e in quel momento squilla il telefono.
«Pronto? Qui è il Sweet Sin, burlesque e pole dance show» recito con una vocina stridula.
Quel nome esce sempre a fatica dalla mia bocca.
Dall’altra parte mi risponde una voce autoritaria, fredda e un tantinello antipatica. «Sono Stone. Vorrei parlare con Leonard.»
Il nome non mi è nuovo.
Ah sì, deve essere il tipo del catering, rifletto. «Buonasera signor Stone, la cercavo per la festa di sabato sera» farfuglio distrattamente mentre cerco di fare ordine sulla scrivania.
Ci sono carte dappertutto, trovo le ultime bollette pagate, le fatture dei fornitori, ma non quello che mi serve, poi butto l’occhio sull’ultimo ordine fatto. Guepiere, boa di struzzo, copri-capezzoli… Reprimo un brivido di disgusto mentre cerco di tornare al filo del discorso.
Di cosa stavamo parlando? Ah sì, del catering.

«Dicevo, noi avremmo una certa urgenza. Capisco che lei abbia altri clienti e che la nostra richiesta sia arrivata in ritardo, ma se vuole che continuiamo a servirci da lei deve accontentarci. Ci servono una quarantina di coperti con menù a base di carne e…»
«Lei chi è?»

Quelle tre parole, scandite imperiosamente al mio orecchio, mi fanno l’effetto di una doccia gelata. «Jeanette!» esclamo, sull’attenti come un soldatino.
Mi sono trattenuta per un soffio dall’aggiungere un “Signorsì, signore!”
E che cavolo! Ma chi è questo qui? Un sergente dei Marines? Un maledetto dittatore?

«Jeanette, mi chiami subito il suo capo che non ho tempo da perdere!»
Mi mordo la lingua per non mandarlo a quel paese e do fondo a tutta la mia scorta residua di pazienza.
«Può parlare con me, signor Stone. Mi sono già occupata altre volte del catering e…»
«Jeanette!» la sua voce mi perfora i timpani.
Ora sembra parecchio incazzato, per cui mi ammutolisco.
«Mi. Chiami. Il. Suo. Capo» ripete lentamente ma con la stessa freddezza di prima.
«Che modi…» bofonchio. «Lei è davvero un maleducato. E per inciso, Leonard non è il mio capo, è mio pa…» mi interrompo.
Non so se preferisco che si pensi che sono una dipendente di un night o la figlia del proprietario. Decido per nessuna delle due.
Mi appoggio il telefono contro il petto e esco dall’ufficio in cerca di mio padre.
Lo trovo in sala a strafogarsi di arachidi salate, il signor “ho tutto sulle mie spalle”.
«Papà, c’è Stone» elido il “signor” di proposito. «Vuole parlare con te.»
Mentre lo dico non riesco a trattenere una nota di biasimo. Non lo sopporto proprio quel cafone, mi sa che dopo questa volta cambieremo ditta di catering! Alla parola “Stone” mio padre drizza le orecchie, poi lo sento rispondere in tono ossequioso. «Buonasera signore.»
Noto che lui, invece, il “signore” l’ha usato.
«Per sabato sera è tutto sotto controllo, non si deve preoccupare.» Tace qualche secondo poi ricomincia. «No no, è mia figlia. La scusi, non sapeva che fosse lei.» Altra pausa poi torna a parlare. «Ma certo, può stare tranquillo. La sua festa sarà un successone.» Infine interrompe la comunicazione.
Un terribile presentimento mi assale.
Stone… Stone…
D’improvviso quel nome mi suscita un fugace ricordo: un appunto di mia madre a penna rossa. E, accanto, la scritta: “quaranta invitati – sabato”.
Ora mi sovviene perché quel nome non mi era nuovo!
Deglutisco e guardo mio padre a occhi spalancati. «Vuoi dire che…»
«Sì, il signor Stone è l’organizzatore dell’addio al celibato di sabato sera» mi squadra, torvo. «E al momento è anche il nostro miglior cliente.» Mi allunga il telefono e aggiunge: «Ah, mi ha detto di riferirti che il menù lo vuole di pesce, non di carne.»
Ops!

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