Sabba di streghe in un Castello di nobili

Sabba di streghe in un Castello di nobili è il nuovo argomento della rubrica “Leggende gotiche” di Morgane Le Faye.

 

Negli anni 60 nell’alta Val D’arno, dove si innalzano le rovine del Castello dei conti Guidi, in mezzo ad un folto bosco, alcuni gitanti si fermarono per trascorrere la notte.

Dopo aver consumato una cena leggera e conversato di vari argomenti, intorno alle 23;30 si prepararono ad entrare nei sacchi a pelo quando cominciarono ad avvertire un fremito nell’aria, un che di indefinito che li rese attenti poiché sentivano che qualcosa di strano si stava per svolgere sotto i loro occhi.

Un vento freddo iniziò a diffondersi e nella completa oscurità si vedevano in cielo una miriadi di stelle, poi il vento da freddo si trasformò in bufera, densi nuvoloni cominciarono a coprire le stelle ma addensandosi solo in quel punto, mentre a distanza le stelle continuavano a brillare; arrivarono dei fulmini bassissimi che illuminarono di una luce vivida tutto intorno mentre i tuoni facevano tremare ogni cosa.

Una luce spettrale si diffuse a poco a poco e un fuoco si accese dal nulla; rischiarando tutto intorno.

Infine cominciarono ad arrivare figure indistinte che si radunarono intorno al falò.

Le ombre presero forma rivelandosi per donne di tutte le età e c’erano anche alcuni uomini ma in netta minoranza. Iniziarono a danzare accompagnate da un battere ritmico di zoccoli, saltando e piroettando con urla e con le donne che riuscivano a saltare anche a vari metri di altezza per poi discendere leggiadre come foglie.

Il tutto accompagnato da risa e motti salaci che suscitavano risa sataniche.

Il battere degli zoccoli ad un certo punto si fece più accelerato e le donne si abbandonarono al vortice della danza mentre altre persone roteavano come impazzite.

Due colpi di tuono e dal nulla comparvero rozze tavole imbandite e quella folla iniziò un pasto gioioso.

Quando all’alba una campana fece udire il suo tocco si udirono subito dopo due acuti fischi e le ombre si dileguarono insieme al falò e alle tavole imbandite solo alcune rimasero ad aggirarsi fino a che anche loro lentamente svanirono.

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