Recensione “Quel prodigio di Hariett Hume”

Ben ritrovate al nostro appuntamento settimanale, oggi ho preparato per voi la recensione di “Quel prodigio di Hariett Hume” di Rebecca West.

 

Recensione "Quel prodigio di Hariett Hume"


Rebecca West fu una delle più importanti figure intellettuali del ventesimo secolo, impegnata nelle cause femministe (scelse il suo pseudonimo in omaggio all’eroina femminista di un’opera di Ibsen) e nella difesa dei principi liberali.
Amica di Virginia Woolf e amante di H.G. Wells, Rebecca West viene considerata una delle più raffinate prosatrici del ventesimo secolo. La trilogia degli Aubrey, ispirata alla storia familiare dell’autrice, è la sua opera più conosciuta.

TRAMA
Harriet Hume, affascinante pianista squattrinata, mistica e stravagante, è l’essenza della femminilità; Arnold Condorex, spregiudicato uomo politico imbrigliato in un matrimonio di convenienza con la figlia di un membro del Parlamento, è un ambizioso calcolatore senza scrupoli.
I due si amano: sono opposti che si attraggono, e nel corso degli anni si incontrano e si respingono, in varie stagioni e in vari luoghi di Londra, come legati da un filo sottile che non si spezza mai.
La loro relazione si dipana tra il realismo dell’ambientazione cittadina e l’incanto magico della fiaba: le doti musicali di Harriet sconfinano in una stregoneria allegra e un po’ pasticciona, che le permette di leggere nel pensiero dell’amato.
Quando Arnold se ne rende conto, diventa ostaggio di questo dono sovrannaturale, grazie al quale Harriet può svelare le macchinazioni politiche alle quali lui è ricorso per anni e che ancora continuerebbe volentieri a imbastire per fare carriera.
La donna costringe l’amante a fare i conti con se stesso: Harriet è la coscienza di Arnold, la sua parte migliore; è l’integrità, il rifiuto di ogni compromesso, è tutto ciò che Arnold non può manipolare, come ha fatto con la politica e con il matrimonio.

ESTRATTO

“Oh, Harriet, Harriet, ammetti che tra noi c’è un legame così forte che nel Giorno del Giudizio, se dovessi essere spedito all’inferno, tu ti sdraierai a pancia in giù dal bordo del pavimento del paradiso e stenderai verso il basso il braccio, che per un miracolo si protenderà ben oltre la sua lunghezza perfetta, e mi solleverai di peso accanto a te.”

RECENSIONE
Una grande storia d’amore elegante, raffinata e con un pizzico di magia.
La scrittura è poetica, molto descrittiva, ricca di dettagli e con pochi ma essenziali dialoghi.
L’ambientazione vittoriana che contorna questa storia rende tutto ancora più poetico.
La scrittrice ci rende partecipe di tutti i pensieri più intimi dei due personaggi facendoci capire perfettamente i loro stati d’animo in ogni situazione.
Consiglio questa storia a chi ama le grandi storie d’amore.

Voto 7/10
Buona lettura!!

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