Recensione: Perduti nei quartieri spagnoli di Heddi Goodrich

PERDUTI NEI QUARTIERI SPAGNOLI
HEDDI GOODRICH

Copertina rigida: 468 pagine

Editore: Giunti Editore (23 gennaio 2019)

Collana: Scrittori Giunti

Lingua: Italiano

SINOSSI

Una ragazza americana a Napoli, ma non una delle tante. Heddi, studentessa di glottologia all’Istituto Universitario Orientale, non è venuta per un rapido giro nel folclore, ma per un’immersione che la porta ad avere della città, della lingua, del dialetto una conoscenza profonda, impressionante, che nasce dall’empatia, da un bisogno di radicamento e dall’entusiasmo della giovinezza. Con una colorata tribù di studenti fuorisede e fuoricorso Heddi vive ai Quartieri Spagnoli, dove la vita nelle case antiche costa poco, si abita su piani pericolanti che sembrano calpestarsi l’un l’altro, in fuga dalla folla e dai vicoli inestricabili, costruzioni affastellate che sbucano aprendosi sul cielo e sul vulcano, in balconi e terrazzi dove è bello affacciarsi a rabbrividire, fumare e discutere. Questo romanzo, scritto in italiano letterario, tanto più sorprendente considerando che l’autrice è di madrelingua inglese, è una doppia storia d’amore: per una città e per un giovane uomo. Pietro è studente di geologia, figlio di una famiglia contadina della provincia di Avellino, gente avvinta alla terra da un legame ostinato, arcaico. A Napoli, benché il suo paese sia distante solo cento chilometri, Pietro è straniero tanto quanto Heddi. Il coinvolgimento sentimentale non vela però lo sguardo della narratrice, che considera con sguardo affettuoso ma lucido la personalità di Pietro, al tempo stesso sognatore e velleitario, diviso tra l’emancipazione rappresentata dall’amore per una ragazza così lontana dal suo mondo e il richiamo agli obblighi ancestrali della terra. Anche il ritratto della madre di lui, apparentemente fragile e depressa, in realtà custode feroce dell’ordine familiare, è di spietata esattezza. L’amore che intride queste pagine è quindi istintivo e intellettuale, complicato e semplice. È amore per le parole che compongono una vera e propria lingua del cuore, accarezzata, piegata e scolpita con una sensibilità sempre vigile. È il romanzo di quando la vita è una continua scoperta, esplorazione dell’identità altrui e ricerca della propria, di quando la scrittura incarna un atteggiamento verso il mondo pronto ad aprirsi a ogni esperienza, a godere ogni gioia, a esporsi a ogni ferita.

RECENSIONE A CURA DI ARIANNA VENTURINO

Heddi è stata capace di scrivere un libro completo in ogni sua forma.
Non è semplice descrivere sensazioni, momenti, personaggi, luoghi con così tanta dimestichezza.
L’autrice, sin dalle pagine iniziali, sa rubarti il cuore e farti viaggiare con lei senza mai darti motivi per staccare un attimo gli occhi dalle righe.
È riuscita a farmi suscitare sensazioni di tenerezza, di rabbia.
È riuscita a farmi provare il suo senso di inadattamento, la sua vergogna nell’essere e sentirsi una straniera.

Ho amato quelle lettere che intersecavano il libro, quelle mail tra lei e quel che è stato un amore intenso che ti scava dentro lasciando un vuoto incolmabile.
Mail che ogni tanto mi hanno suscitato qualche lacrima.

La scrittura magistrale della nostra autrice è stata complice del film che ci ha fatto vivere, raccontandoci una Napoli vista sotto occhi di ammirazione e, in alcuni momenti, di paura.

Ogni personaggio ha qualcosa da dire, nessuno è li per caso ma ognuno lascia il segno in questa storia rendendola più completa.

Heddi racconta un altro aspetto che ritengo particolarmente importante, ovvero la ristrettezza mentale della madre di Pietro che risulta giocare un ruolo, purtroppo, non adatto nella storia d’amore dei protagonisti e di un figlio succube di quella mentalità antica e di vecchie usanze familiari che non dovrebbero essere spezzate (secondo questa tipologia familiare che colpisce ancora molte famiglie dell’entroterra)

Questa storia, nel momento della dirittura d’arrivo all’ultima pagina, ti lascia con quell’amaro in bocca di sapere, conoscere di più, altre cose, altri pensieri, altre emozioni e sentimenti.
Sarebbe bello colloquiare con l’autrice, chiederle se quelle lettere erano frutto di verità, se quell’amore così sproporzionato e magico in quella terra odiata da molti ma amata da tutti fosse vero, fosse così autentico.
Lo consiglio a tutti per la riflessione inconscia che ci fa fare e per la parte emozionale.

VOTO 4/5

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