Recensione “Hedera” di Nicolò Targhetta

Recensione “Hedera” di Nicolò Targhetta edito Beccogiallo Editore.

TRAMA

Dartmoor, Inghilterra, 1826. Il corpo di Edith Wilton, giovane donna dai lunghi capelli rossi, viene ritrovato senza vita sulla riva di un fiume, completamente avvolto da hedera helix o edera comune. A eseguire la sua autopsia è il dottor Charles Norland, un uomo di scienza tormentato dai ricordi della guerra anglo-nepalese, che si è da poco rifugiato nel Devonshire in cerca di pace. L’edera è ovunque, tra i capelli della ragazza, nei vestiti, fra le dita dei piedi, e la prima supposizione del medico è che si tratti di suicidio. Ma è solo l’ipotesi più logica di un mistero che ben presto perde ogni aspetto di razionalità e inizia a mietere nuove vittime. Chi era davvero Edith Wilton? La ricerca della verità sulla morte della ragazza dell’edera si trasforma lentamente in un’ossessione, trascinando il dottor Norland in una realtà popolata da antichi riti celtici e da una natura potente e inquieta. Una realtà primordiale che sfugge alle regole dell’uomo, di cui il villaggio di Dartmoor sembra essere la porta e la giovane Edith Wilton la chiave.

RECENSIONE

“Hedera” si apre sullo spettro della guerra.
Possiamo sentire gli spari, se siamo dei buoni ascoltatori.
Possiamo sentire l’odore del sangue e l’inquietudine.
Tutti sentimenti che provocano ancora oggi, dopo 12 anni, gli incubi al Dottor Norland.

Si dice che ci sono due modi per morire in guerra, uno è cadere sul campo di battaglia, l’altro è tornare a casa.
La sofferenza è la stessa, nel secondo caso dura solo di più.
Se guardate un soldato e non vedete cicatrici o arti amputati, significa solo che la ferita è dentro.

Un uomo che non trova pace, una cittadina ricca di misteri: Dartmoor.
A Dartmoor ognuno pensa ai fatti propri, vige compostezza e riservatezza.
Un giorno, però, la quiete cittadina viene interrotta da un evento inaspettato, Edith Wilton viene trovata morta vicino all’acqua, avvolta nell’edera.

Quella ragazza diventerà un’ossessione per il Dottor Norland, l’ossessione di voler a tutti i costi scoprire di più su di lei, su come è avvenuta la sua morte e sul perchè si senta così legato a quella ragazza.

A Dartmoor non si sentono gli uccellini cantare.
A Dartmoor non ci sono bambini o giovani adulti.
A Dartmoor non si muore quasi mai.

Un libro che ci porta a capofitto nel gotico e nella natura, con illustrazioni che si intersecano alla storia come un’edera che cresce insieme ad essa fino a legarci i polsi per lasciarli andare solo al termine della lettura.
Tra boschi e magie, tra maschere e riti ipnotici, tra incubi e sogni, stiamo leggendo una vera e propria favola che potrebbe essere tranquillamente trasportata cinematograficamente per la sua cura nei dettagli e la destrezza della penna che l’ha scritta di emozionare, di lasciare col fiato corto.

Che cosa sono i sogni?
Possibile che siano un insieme casuale di elementi che occupano la nostra mente mentre dormiamo? Pensieri fortuito e imprevedibili che abitano nella nostra testa in attesa del nostro sonno? Come si definisce qualcosa che ha lo stesso sapore di un sogno ma avviene quando non stai dormendo, non sei sotto le coperte e non è notte?

E poi i sogni, un elemento da non sottovalutare che rende tutto più intenso.
I capitoli che corrono tra il POV del Dottor Norland e quello della giovane Edith.
Un libro meraviglioso che lascia il lettore senza parole e con un po’ di vuoto dentro una volta terminato.

Arianna

You may also like