Recensione film: IL CASO SPOTLIGHT scritta da Meg per la sua rubrica.
IL CASO SPOTLIGHT
Film Anno 2015 – di Tom McCarthy.
Durata 127’
Trama
Quando il neodirettore Marty Baron arriva da Miami per dirigere il Boston Globe nell’estate del 2001, per prima cosa incarica il team Spotlight di indagare sulla notizia di cronaca di un prete locale accusato di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel corso di trent’anni. Consapevoli dei rischi cui vanno incontro mettendosi contro un’istituzione come la Chiesa Cattolica a Boston, il caporedattore del team Spotlight, Walter “Robby” Robinson, i cronisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll cominciano a indagare sul caso. Via via che i giornalisti del team di Robinson parlano con l’avvocato delle vittime, Mitchell Garabedian, intervistano adulti molestati da piccoli e cercano di accedere agli atti giudiziari secretati, emerge con sempre maggiore evidenza che l’insabbiamento dei casi di abuso è sistematico e che il fenomeno è molto più grave ed esteso di quanto si potesse immaginare.
Recensione
Basato su fatti realmente accaduti, questo inteso e toccante film analizza in modo crudo e diretto uno dei più gravi e grandi scandali di pedofilia all’interno della chiesa cattolica statunitense.
Sorretto da un cast valido e pertinente più che mai nei rispettivi ruoli, il film unisce il tratto giornalistico d’indagine, così tipico di alcune pellicole hollywoodiane, ad un’analisi lucida, distaccata, che sottolinea il clima di omertà indotto dalla chiesa cattolica, potentissima in città come Boston.
Da una parte gli stessi giornalisti, alcuni anche cresciuti nel contesto in cui vennero effettuate le violenze, che cercano di essere coerenti nel loro lavoro; e dall’altra, la coscienza civile della denuncia, che viene continuamente ostacolata, messa in discussione dietro la scusa dell’aiuto, della carità cristiana.
C’erano già state inchieste ed articoli, ma la squadra di giornalisti “spotlight” (riflettori in italiano) va avanti fino in fondo, portando alla luce connivenze e legami e influenze che neppure loro stessi immaginavano all’inizio.
Uno splendidamente invecchiato Michael Keaton mostra ancora una volta la sua bravura e intensità in ruolo intenso e complesso, così come Stanley Tucci, attore che si rivela sempre perfetto nel ruolo del coprotagonista.
La riflessione che ci lascia la visione è di due tipi: la prima è che il vero giornalismo è inchiesta, passione, denuncia, anche se ci tocca personalmente, e la seconda è che lì dove ci sono vittime di abusi, la nostra coscienza ci imporrà sempre di rispondere di loro, qualsiasi sia il prezzo da pagare.
“Poteva capitare a te, poteva capitare a me, poteva essere ognuno di noi!! Dobbiamo dimostrare che nessuno può fare questo e farla franca! Nè un prete, né un cardinale, e nemmeno il Papa!”
Consigliatissimo.
Sono Meg, appassionata cultrice di cinema e serie TV, ho sempre amato il cinema fin da piccola, quando con la mia mamma vedevo i classici film della Hollywood di una volta, che facevano sognare grandi storie con protagonisti forti e determinati.
Mi piacciono tutti i generi, anche quelli brutti perché ritengo che il cinema sia arte come la pittura e la scrittura: seguitemi qui sul sito, dove vi parlerò di un po’ di tutto, da film già visti a quelli nuovi, da quelli sempre proposti dai palinsesti TV a quelli di nuova uscita sulle reti via cavo, dai “filmbrutti” ai “bruttifilm”, dalle serie più viste alle meno note.