Recensione “È (un) brutto giudicare”

Recensione “È (un) brutto giudicare” di Luca Romanacci edito Albatros Editore.


IN BREVE

Una storia di amicizia, di un passato ingombrante che torna dopo tanti anni e costringe i personaggi di questa vicenda a guardarsi dentro e a non cedere al vizio più brutto e più facile da prendere, quello di giudicare.

RECENSIONE

Si può sfuggire dalle etichette che ci vengono assegnate?
Inizio la mia recensione con questa domanda che già di per sé porta a fare una riflessione.

“È (un) brutto giudicare” di Luca Romanacci racconta la storia di un’amicizia tra due uomini, Enzo e Matteo.
Due uomini che hanno un passato molto diverso ma con qualcosa in comune, il sentirsi soli.
Matteo da sempre desiderava un fratello anche senza saperlo, qualcuno che non lo giudicasse sulle sue scelte.
Ma è proprio egli stesso il primo a mettere in moto un circolo di giudizio nei confronti dell’amico Enzo quando quest’ultimo gli racconta il terribile passato e la condanna che lo ha visto protagonista.

Si può davvero “sorvolare” su dei gravi errori commessi in passato?
A questa domanda non riesco a rispondere, il libro insegna molto anche se in poco più di 100 pagine.
Insegna a non lasciarti travolgere dal pregiudizio e ad ascoltare e guardare davvero il prossimo cercando di capire anche quando una situazione è sconvolgente.

Probabilmente io farei parte di coloro che, almeno nel caso di Enzo, difficilmente riuscirebbero a sorvolare su certe cose, però la lettura fa capire quanto troppo spesso questo giudicare vada a rovinare rapporti che prima erano solidi e tutto solo per non voler capire o guardare con occhi diversi.

Credo che nella vita bisogni sempre riuscire ad ascoltare.
Questo è il messaggio che mi ha trasmesso la lettura.

Consigliato.


Arianna

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