Parliamo di affettività

Oggi parliamo di affettività nel terzo appuntamento della rubrica curata dalla dottoressa Simona Bennardo.

In questo terzo appuntamento con le pillole di psicologia vi  vorrei parlare di un concetto a me molto caro, ma anche molto conosciuto: L’AFFETTIVITA’.

Con il termine affettività intendiamo indicare tutto quello che appartiene al nostro mondo interiore emotivo, in relazione alle nostre esperienze e al nostro modo di vivere e di percepire in una relazione con l’altro. Ciascuno ha un suo modo proprio e speciale di vivere i sentimenti, le relazioni, il suo rapporto con gli altri, con la vita e con gli elementi che lo compongono.

 

Parliamo di affettività

Spesso sentiamo dire “il mondo degli affetti”; si parla di “sviluppo affettivo” per ciascun essere umano, o per esempio i nostri amati animali domestici sono “animali d’affezione”. Come vedete è un termine che fa parte della nostra quotidianità e che indica specifiche situazioni. E ancora: l’affettività richiama anche elementi come l’amore, la sessualità, la capacità di stringere amicizie e di vivere al meglio (o al contrario non riuscire a vivere pienamente) il rapporto con gli altri.

Come potrete intuire, stiamo parlando di una sfera assolutamente privata, intima e delicata, che però si traduce nelle relazioni e nel nostro modo di relazionarci all’altro, sia nei rapporti amorosi, che familiari che amicali, ma anche più in generale con tutti gli elementi importanti e significativi della nostra vita.

Si potrebbe affermare che per ciascun essere umano la strutturazione del proprio mondo affettivo ha origine dalla nascita e può proseguire fino a tarda età. Inizialmente sono coinvolte le figure più significative, come i genitori; con la crescita, il bambino inizia a orientare la sua affettività verso altre figure familiari e per poi ampliare a figure esterne, relazioni nelle quali esercitare con sempre maggiore autonomia i propri sentimenti.

Iniziare con il piede giusto è importante: l’ideale sarebbe avere un positivo sviluppo affettivo nell’infanzia, con buone figure di riferimento genitoriali e nella famiglia allargata, crescendo: positive relazioni nel mondo dei pari con gli amici e i compagni di scuola e buoni riscontri nelle prime relazioni affettive, con i primi fidanzati/e perché questo contribuisce a creare dentro di noi quella sensibilità e serenità (nonché fiducia nella propria persona) di cui parlavamo nei capitoli precedenti (ecco il legame con l’autostima!).

L’affettività consiste quindi in quell’insieme di sfumature interiori con le quali connotiamo i nostri rapporti come nostra personale risposta ad eventi interiori, esteriori, personali e sociali.

Per richiamare il concetto con un esempio, è come se madre natura ci avesse dotato di mille colori con i quali caratterizzare i nostri rapporti: con noi stessi e con gli altri. Come degli ipotetici artisti del sentimento, ciascuno di noi dentro di sé può colorare, sentire, apprezzare ogni sfumatura nelle relazioni grazie al fatto che dentro di sé la sua crescita e le esperienze significative hanno creato una traccia esperienziale. Come ciascuno di noi sente l’altro, lo viva e ne ricambi (o al contrario ne respinga) i sentimenti e/o la vicinanza relazionale attiene ad un modo interiore che coinvolge cognitività, emotività e buona attitudine a stare con gli altri.

Un armonico sviluppo dell’affettività nonché l’elaborazione di eventuali traumi o carenze affettive – qualora questi eventi abbiano purtroppo caratterizzato il processo di crescita personale – sono fondamentali per la maturazione dell’individuo, in particolare in relazione allo sviluppo dell’autostima e della sessualità nell’età adolescenziale e adulta.

 

Per saperne di più: I legami che ci aiutano a vivere – di Domenico Barrilà.

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