Nuove uscite Marzo 2021

Alcune delle nuove uscite Marzo 2021 che ci consiglia Anna Leone

Assieme alla attesissima primavera ritorno anch’io a deliziarvi di tante nuove uscite editoriali. Sono davvero contenta e soddisfatta delle scoperte fatte e un po’ meno della mia lista dei desideri che cresce a vista d’occhio…

Allora non perdo altro tempo e parto subito con i romanzi che ho spulciato:

È uscito da circa una settimana “Quel luogo a me proibito” di Elisa Ruotolo edito da Feltrinelli.

Nuove uscite Marzo 2021

Elisa Ruotolo ha una voce che si riconosce sempre, dentro c’è un mondo, il Meridione con la forza riarsa e terrigna delle sue immagini, e lo sguardo personalissimo di un’autrice destinata a conquistare uno spazio ben illuminato nel panorama della letteratura italiana.

«Che romanzo unico, meraviglioso ha scritto Elisa Ruotolo che di mondo ne ha visto poco, dimostrandoci che il talento, lo sguardo, persino l’esperienza sono categorie dell’anima, nate e cresciute in un angolo di giardino» – Teresa Ciabatti, la Lettura

In un Meridione ben distante dai segni della modernità urbana, la protagonista cresce oppressa da un ambiente familiare in cui le condotte pubbliche e private sono spietatamente misurate sul terrore del giudizio sociale e sul rigore vincolante del dovere quotidiano. Il nido protettivo diventa allora nodo difficile da sciogliere e da portare. «Famiglia era questo: una messa in comune del privato, un difetto di autonomia, una continua chiamata in causa dell’altro, un sostenersi che diveniva peso.» A smentire il clima familiare, la figura della nonna materna, una donna vitale, attenta ai propri spazi di autonomia e libertà, un modello stigmatizzato dai genitori della ragazza ma di cui lei sente di aver ereditato il «sangue ferino”, una sotterranea spinta a spezzare i legami per seguire i propri desideri. Questa attrazione si incarna per lei, nell’infanzia ma soprattutto nell’adolescenza, in Nicla, una ragazzina libera e istintiva che non ha paura di andare con i ragazzi. Paura che al contrario la protagonista non riesce a vincere se non nelle sue fantasie o nei libri, tanto che la ritroviamo adulta ma ancora inesperta di sé e degli uomini: la sua piccolezza assai simile a quella del bonsai, che – frenato nella crescita con tagli e legature – non è in grado di dare ombra né frutto. Ha un lavoro e si è lasciata alle spalle il dialetto da cui proviene quando conosce un uomo che rappresenta il proibito, il desiderio: forse il nodo più difficile da affrontare: «Avevo sempre pensato che per me tutto potesse risolversi nel chiuso di una stanza o negli affetti in cui ero nata, ma Andrea ora mi dimostrava che c’era anche altro». Si tratta di fidarsi, ma quanto coraggio serve per assumersi la responsabilità del proprio piacere?

In uscita proprio oggi il romanzo di Carmela Scotti dal titolo “La pazienza del sasso” che entra nella mia lista librosa.

È solo guardando al passato che possiamo costruirci un futuro.

«La penna di Carmela Scotti trascina il lettore nelle viscere della storia senza dargli tregua» – TuStyle

Della madre, Argia ricorda lo sguardo sereno mentre fa danzare le dita sui tasti del pianoforte. Il suo profumo, nei pomeriggi in cui le insegna a intrecciare i fili con il tombolo nella soffitta calda. In quei momenti, Argia si sente il centro dell’universo materno e vorrebbe occupare quel posto per sempre. Ma il suo si rivela presto un desiderio impossibile. Quando sua sorella Dervia viene al mondo, la prima cosa che fa è toglierle quel primato. Senza alcuno sforzo. Del resto, Dervia è tutto ciò che Argia non è mai stata: bella, aggraziata e fragile. Di una fragilità che è naturale proteggere, ma è altrettanto facile colpire. Bastano piccoli dispetti, un rifiuto a una richiesta di aiuto, un silenzio troppo profondo, perché Argia sfoghi l’invidia e la gelosia che le si muovono dentro e, crescendo, si abbandoni a gesti e ripicche sempre più velenosi nei confronti di Dervia. Fino a raggiungere il punto di non ritorno. Da allora sono passati anni. Argia si è rifatta una vita lontano dall’aspra Sicilia dove è cresciuta. Lontano da un passato troppo pieno di rancore e frustrazione. Eppure, intorno a sé vede solo macerie. E si rende conto che i legami di sangue, per quanto non cercati e non voluti, restano eterni e ci definiscono. Per questo deve tornare nel Belice. Per riallacciare i fili di un’esistenza che altrimenti resterebbe soffocata dai fantasmi di un tempo che non esiste più. Carmela Scotti torna a sondare le zone d’ombra dell’animo umano con la penna affilata, precisa e tagliente che la contraddistingue fin dal suo esordio, L’imperfetta, con cui ha convinto anche la critica più esigente. La pazienza del sasso è una storia che ci parla di legami familiari. Di espiazione. E del perdono che si cerca quando la verità, avvolta dalle nebbie del tempo, diventa opaca e rischia di confondersi con l’ossessione.

Anche “Blu”, opera di Giorgia Tribuiani edito da Fazi Editore, è in uscita oggi e credo che entrerà nella mia lista.

Un libro che conferma il grande talento di Giorgia Tribuiani, autrice nuova e originale, capace di immedesimarsi e rendere appieno l’essenza e il tormento dei suoi personaggi.

«Giorgia Tribuiani è una voce coraggiosa e unica, capace di condurti in poche righe dagli abissi del dolore alle vette della passione. Il suo “Blu” è un intenso romanzo, è uno sguardo affilato sulla fragilità umana, è uno struggente racconto di formazione. È una disperata storia d’amore» – Matteo Bussola

«”Blu” è davvero un romanzo originale, ispiratissimo, fuori dalle convenzioni. Ciò che muove gli scrittori di talento e ispira il loro lavoro non è tanto la ricerca di una storia originale, ma è dare corpo e voce a un’ossessione» – Andrea Pomella

«”Blu” è performance. Un linguaggio elettrico, disorientante, spesso intermittente, provocatorio» – Alice Cappagli

«Una storia delicata e sottilmente crudele. Una parabola moderna che passa attraverso la vitalità del corpo per riconnettere una creatura fragile e piena di talento all’apice del suo desiderio vitale» – Emanuela Canepa

«Storie mai banali, sempre in bilico tra realtà e ossessione, sono la cifra di questa voce tra le più originali del panorama italiano» – Demetrio Paolin

Ginevra, per tutti Blu fin da bambina, ha diciassette anni, frequenta il liceo artistico ed è una ragazza solitaria intrappolata in un mondo tutto suo fatto di rituali ossessivi e gesti scaramantici. I suoi genitori sono divorziati e Blu vive con la madre, una donna che lavora molto ed è spesso fuori casa. Blu ha un fidanzato, che non riesce a lasciare perché divorata dai sensi di colpa, un ragazzo che vorrebbe amare e di cui, invece, sopporta appena la presenza. L’unica cosa che ama davvero è l’arte, e disegnare risulta un’attività in cui dimostra di avere talento. Così, quando durante una gita scolastica assiste a un’esibizione di performance art, resta folgorata da quel modo di esprimere l’atto creativo e dall’artista stessa, fino a sviluppare per lei una vera e propria ossessione. A questo punto, i pensieri maniacali si fanno via via più opprimenti, finché la sua determinazione a essere una brava ragazza la porta a vivere uno sdoppiamento della personalità subdolo e pericoloso. Un romanzo forte e diverso che ci trascina nella mente claustrofobica di un’adolescente, prigioniera di azioni morbose e incomprensibili manie, sino a svelarne il delirante meccanismo. Il ritmo serrato, imprevedibile, e la densità della scrittura rendono in modo perfetto il tormento psicologico della protagonista e l’incessante lotta interiore per sconfiggere il suo doppio. Un libro che conferma il grande talento di Giorgia Tribuiani, autrice nuova e originale, capace di immedesimarsi e rendere appieno l’essenza e il tormento dei suoi personaggi.

 Edito da Mondadori, “Benedetto sia il padre”, di Rosa Ventrella  è un altro titolo, uscito  da una settimana, che mi ispira molto.

Quanto di quel che abbiamo vissuto da bambini ci rimane attaccato alla pelle? Ci si può salvare dal male che abbiamo respirato crescendo? Rosa Ventrella ha scritto un romanzo coraggioso, animato dalla volontà di smascherare la violenza che affonda le sue radici, dure e nodose come quelle degli olivi, nella storia di tante famiglie. Ma, con la sua lingua capace di dolcezza e ferocia, ha saputo mettere in scena a ogni pagina l’istinto vitale, la capacità di perdonare e rinascere.

Rosa è nata nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari, un affollarsi di case bianche solcate da vichi stretti che corrono verso il mare, un posto dove la violenza «ti veniva cucita addosso non appena venivi al mondo». E a insegnarla a lei e ai suoi fratelli è stato il padre, soprannominato da tutti Faccia d’angelo per la finezza dei lineamenti, il portamento elegante e i denti bianchissimi; tanto quanto nera – «gniera gniera come un pozzo profondo» – aveva l’anima. Faccia d’angelo ha riversato sui figli e soprattutto sulla moglie – una donna orgogliosa ma fragilissima, consumata dall’amore e dal desiderio che la tenevano legata a lui – la sua furia cieca, l’altalena dei suoi umori, tutte le sue menzogne e tradimenti. Ma Rosa è convinta di essersi salvata: ha incontrato Marco, ha creduto di riconoscere in lui un profugo come lei, è fuggita a Roma con lui, ha persino storpiato il proprio nome. Oggi, però, mentre il suo matrimonio sta naufragando, riceve la telefonata più difficile, quella davanti alla quale non può più sottrarsi alla memoria. Ed è costretta ad affrontare il viaggio a ritroso, verso la sua terra e la sua adolescenza, alla ricerca delle radici dell’odio per il padre ma anche di quelle del desiderio, scoperto attraverso l’amicizia proibita con una prostituta e l’attrazione segreta per un uomo più grande. E, ancora, alla ricerca del coraggio per liberarsi finalmente da un’eredità oscura e difficilissima da estirpare.

Concludo con un titolo che secondo me dovremmo leggere tutti e che non vedo l’ora di avere tra le mani: “Stai zitta” di Michela Murgia edito da Einaudi.

Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un’ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.

Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva.

Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di scopare di più, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta.

Avete trovato anche voi un filo conduttore tra tutti questi romanzi? È un particolare che mi ha colpito molto e fatto tanto piacere… aspetto curiosa le vostre impressioni e opinioni!

Adesso scappo a leggere e vi saluto, dandovi appuntamento ad aprile e su https://www.instagram.com/anna.leone_autrice/  per restare sempre aggiornati e seguire le mie attività librose e non.

Seguitemi anche lì, aspetto i vostri commenti!

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