L’intelligenza emotiva in “pillole”

L’intelligenza emotiva in “pillole” per la rubrica: “pillole di psicologia” curata da Simona Bennardo.

 

L'intelligenza emotiva in "pillole"

“Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”

Amici della rubrica Pillole di Psicologia, chissà quante volte avete letto o anche citato questa frase. Tratte dal Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupéry, queste poche e semplici parole riassumono un concetto veramente importante. Quando ci rivolgiamo a qualcosa o qualcuno, l’importante è coglierlo in tutta la sua interezza; quando ascoltiamo qualcosa o qualcuno, l’importante è sentirlo non solo con le orecchie, ma con tutta la nostra sensibilità.

Attualmente il concetto di intelligenza racchiude in sé molteplici aspetti: non si tratta più di essere intelligenti in termini “prestazionali” (o anche nei termini di possedere abilità logico-pratiche), ma di saper leggere, cogliere e utilizzare le nostre e altrui emozioni.

Il concetto di Intelligenza Emotiva nasce proprio da questa consapevolezza.

Come abbiamo visto nella precedente puntata, ognuno di noi possiede un innato repertorio di emozioni e per ogni emozione, un repertorio di risposte, caratterizzate da reazioni che sono neurofisiologicamente predeterminate e orientate a farci muovere.

Rabbia, paura, felicità, amore, sorpresa, tristezza, disgusto e vergogna (per citare le principali emozioni riconosciute) rappresentano momenti ben precisi della vita di ciascuno di noi; al tempo stesso rappresentano una gran parte del nostro mondo interiore.

Ogni emozione svolge una funzione unica, spingendoci in molte situazioni ad agire o a reagire in modo specifico; ogni emozione ha caratterizzato una specifica parte o un particolare momento della nostra vita.
Ogni persona ha un suo specifico modo di percepire le proprie emozioni, di viverle e di ricordarle.
E’ pertanto davvero importante saperle riconoscere, capire il motivo per cui le abbiamo percepite, sapere che dentro di noi possiamo provare varie sfumature e intensità di una specifica emozione e soprattutto che questo ci consentirà di comprendere al meglio quello che una persona può provare in una certa situazione: proprio perché noi per primi l’abbiamo sperimentata e ce lo siamo ricordati.

Potremo così avvicinarci emotivamente (ricordate l’empatia?) a chi ci sta vicino, comprendendone atteggiamenti, pensieri e reazioni.

Sapere che cosa sta accadendo dentro di noi, non solo a livello cognitivo ma anche a livello emotivo, significa avere consapevolezza di ciò che si sta provando e di ciò che stiamo vivendo. Con questo strumento, possiamo cogliere pienamente cosa sta avvenendo in un preciso momento (per esempio nel corso di un litigio); oppure cercare di capire cosa sta provando a livello emotivo chi ci sta di fronte (perché piange o perché è arrabbiato).

La conoscenza e la comprensione delle nostre e altrui emozioni costituiscono, quindi, un bagaglio indispensabile di conoscenza che facilita la nostra vita, favorisce la comunicazione e migliora sensibilmente la collaborazione fra colleghi, così come il rapporto di coppia o con i propri figli.

Laddove infatti non si comprende con il ragionamento, si può arrivare a cogliere con l’intelligenza emotiva il perché di certe reazioni e di certi comportamenti. Così si crea vicinanza anche laddove magari ci sono incomprensioni: possiamo anche non essere d’accordo su un certo argomento con qualcuno, ma posso comprendere quanto per esempio l’altro tenga a sostenere le sue motivazioni solo e solamente se ci ricordiamo che quando siamo coinvolti noi siamo i primi a voler sostenere a tutti i costi le nostre posizioni!

La buona notizia è che l’intelligenza emotiva può essere allenata e approfondita e incrementarsi nel tempo, a qualunque età: dipende da noi.

Alleniamoci quindi a riconoscere il nostro mondo emotivo e vivremo con maggiore armonia la nostra vita e il rapporto con gli altri!

Per approfondire:  “Intelligenza Emotiva 2.0” di Travis Bradberry e Jean Greaves

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