Le Saboteur Tranquille Renè Magritte

Le Saboteur Tranquille Renè Magritte è l’argomento su cui si incentra il primo articolo di “appuntamento con l’arte” curato dalla nostra Stella.

Non la sentite anche voi? Cosa? Ma l’arte che si avvicina! Eccoci qui con il primo “appuntamento con l’arte”, io sono Stella e sarò il vostro Caronte in questo viaggio alla scoperta delle bellezze che ci circondano. Cominciamo subito senza perdere altro tempo.
Oggi vi parlerò di uno dei miei artisti preferiti in assoluto: Renè Magritte, detto anche “Le saboteur tranquille” per la sua capacità di insinuare dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale stesso. Ma non corriamo troppo, innanzi tutto: chi era Renè Magritte?

Magritte è considerato il maggiore pittore Belga del surrealismo, la sua tecnica raffigurativa accuratissima era basata sul “trompe l’oil” (letteralmente “inganna l’occhio”), un genere pittorico che induce nell’osservatore l’illusione di guardare oggetti tridimensionali dipinti, in realtà su una superficie bidimensionale. Trasferito all’età di 12 anni a Châtelet la sua vita sarà segnata dalla morte della madre, si è soliti dire che essa sia stata trovata morta in un fiume con la testa avvolta dalla camicia da notte; questo episodio avrebbe segnato, poi, molte delle sue opere, tra cui ricordiamo sicuramente “Gli Amanti”.

Dopo aver intrapreso gli studi classici, volge i suoi interessi totalmente alla pittura. A 18 anni di iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles, dopo sette anni comincia a lavorare come grafico nel design di carta da parati e di copertine di album musicali. A questo periodo risale sicuramente la copertina per Beck-Ola del Jeff Beck Group. La scelta del soggetto della copertina è sicuramente legata al significato dell’opera di Renè “La Camera d’ascolto” essa infatti attraverso una grande mela che occupa l’intera stanza,

evoca un senso di occlusione acustica. Come egli stesso afferma in un’intervista, dopo aver mosso i suoi primi passi di pittore nell’ambito delle avanguardie del Novecento, la svolta al surrealismo avviene dopo aver visto l’opera “Canto d’Amore” di Giorgio De Chirico. Risale proprio a questo periodo il suo primo quadro surrealista “Il Fantino Perduto”, rappresentante sulla destra un oggetto impossibile, un pilastro che sta sia dietro che avanti alla tenda.

Successivamente si rende conto che la realtà rappresentata nelle sue opere non è abbastanza, inizia perciò a ricercare una realtà più reale della stessa realtà. Afferma di aver visto finalmente il pensiero quando conosce Andrè Breton, l’anno successivo tenne la sua prima mostra nella quale espose più di sessanta dipinti. La sua mostra però andò male poiché i suoi quadri non piacquero ai critici che ne scrissero male. È quando ritorna a Bruxelles, dopo un breve soggiorno a Parigi, che Magritte vive il suo periodo di massimo splendore: crea la maggior parte delle sue opere e la sua casa, dal 1999 museo dedicato allo stesso artista, diventa il punto di incontro del gruppo surrealista. Per timore dell’occupazione tedesca si trasferì nel sud della Francia con sua moglie, qui sperimenta lo stile “alla Renoir” e prova anche con lo stile “vache”, caratterizzato da opere grezze, ironiche e ingenue, periodo che durerà poco, data la sua morte improvvisa a causa di un cancro al pancreas. Due anni prima della sua scomparsa, viene consacrato come artista dal Museum of Modern Art di New York.

Dopo aver puntualizzato qualcosa di più riguardo la vita di Renè Magritte, soffermiamoci un attimo sui suo stile inconfondibile. Esso è definito illusionismo onirico dal momento che egli, nelle sue opere, esprime la volontà di far sorgere dei dubbi, quindi di far interrogare l’osservatore, partendo dal quadro per poi mettere in discussione l’intera realtà circostante. Infatti non deve contare quello che appare sicuro, nero su bianco, deve attrarci l’ignoto che, visto in larga scala, può essere inteso come l’inconscio freudiano, quel mondo fantastico che si aggrappa tra il sonno e la realtà. Egli illustra oggetti di realtà assurdi, ricordiamo ad esempio un paesaggio per metà notturno, nella parte inferiore e per metà diurno, quella superiore.

La sua pittura non ha lo scopo di far emergere l’inconscio umano, bensì ha lo scopo di far apparire inusuali oggetti di uso comune decontestualizzandoli; vuole quasi provocare un “cortocircuito” visivo nell’osservatore. Simbolo dell’enigmatico modo di intendere l’arte è sicuramente l’opera “Ceci n’est pas una pipe” e merita sicuramente di essere ricordata anche l’opera “Il falso specchio” rappresentante un occhio spalancato nel cielo o, al contrario, un cielo riflesso in un occhio. Attraverso il suo stile unico si percepisce il suo desiderio di “sentire il silenzio del mondo”.

È curioso sapere che molte delle opere di Renè sono degli autoritratti: è il caso di “Il figlio dell’uomo” che vede il volto del soggetto coperto da una mela, di “Uomo con Bombetta” dove a coprire il volto dell’uomo è un uccello, e, non può mancare il suo autoritratto più famoso “Chiaroveggenza” che lo ritrae nell’atto di dipingere un uovo che, una volta su tela, si trasforma in uccello. La cosa che però stupisce più di tutto, riguardo al surrealista Belga è sicuramente la semplicità che caratterizza le sue opere, ma ancor prima quella che caratterizza la sua vita che appare comune a quella di molti uomini. Magritte non amava vestirsi in modo eccentrico, infatti la sua proverbiale bombetta era tipica degli impiegati e funzionari Belgi di quell’epoca. La sua semplicità lo ha reso però uno dei pittori più famosi al mondo, al punto che, nel 2009, dei ladri rubarono “L’Olimpia”, celebre quadro dell’artista, ma non riuscendo a venderlo sul mercato nero, lo riconsegnarono al museo. Il suo essere conosciuto è noto anche poiché viene molto spesso citato in film e canzoni.

È sicuramente da ricordare la quinta traccia dell’album “Hobosapiens” di John Cale, intitolata “Magritte” e riconducibile alla dimensione onirica dei suoi quadri.

Soggetto di questa canzone è forse il dipinto “Golconda”, dove un numero definito di uomini, in abito elegante e bombetta, piovono dal cielo. La geometria maniacale presente nella raffigurazione di queste figure anonime, può essere una critica all’omologazione dei costumi contemporanei o all’incapacità di comunicazione.

 

Fatto curioso che riguarda il nostro pittore surrealista è sicuramente la sua attività da falsario. Infatti nei primi anni dopo la seconda Guerra Mondiale si mise a realizzare copie di dipinti di artisti famosi del calibro di Tiziano e Pablo Picasso, non si fermò qui, realizzò anche banconote contraffatte per dichiarare la sua battaglia contro l’ideologia borghese del tempo.

È arrivato il momento di dirvi ciao e darvi appuntamento tra due settimane per il prossimo “appuntamento con l’arte”.

Stella
Onlybookslover.it

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