Le conquiste ottomane

Le conquiste ottomane è il nuovo articolo storico di Giacomo Sabbadini.

Il pericolo turco si era affacciato in Europa verso la fine del Duecento e fattosi minaccioso  a metà del Trecento con Murad I, che si spinse fino alle città di Adrianopoli e Filippopoli, ma divenne drammatico nei primi anni del Quattrocento, quando i sultani Maometto II e Murad II ripresero la conquista dei Balcani. Decenni prima il sultano Bajezet  giunse ad accerchiare Costantinopoli, ma un imprevisto lo aveva distolto  da questo assedio: l’avanzata del mongolo Timur-Lenk, anche detto Tamerlano. Con quest’ultimo si rianimò la spinta mongolica e l’Orda d’Oro dominò in modo quasi incontrastato l’intero est europeo, minacciando e invadendo costantemente Mosca, Kiev, l’Ucraina, la Polonia, l’Ungheria e la Bulgaria, che sul finire del ‘300 dettero origine a poteri politici locali in grado di contrapporsi agli ottomani.

Tamerlano dopo aver tentato di riunire  Asia e Oriente europeo sotto una stessa bandiera si volse verso la Cina, dove morì. Negli anni successivi Venezia armò una flotta che a Gallipoli sconfisse le navi turche. Tuttavia si trattò di un fuoco di paglia: nel 1421 Murad II  riprese l’offensiva contro  i Serbi, i Valacchi e gli Albanesi. Lo spirito combattivo degli occidentali resta negli scritti di Giovanni di Capistrano, che invocò una crociata contro gli Ottomani e un’unione  dei popoli europei contro i Turchi. Si può infatti affermare che, proprio di fronte a questa grave minaccia, si manifestò per la prima volta un concetto di Europa, come complesso di popolazioni che avrebbero potuto accomunarsi nell’interesse di respingere un comune rischio. I piccoli episodi di eroismo, come quello di Giorgio Castriota che sconfisse i Turchi e divenne eroe nazionale albanese, furono insufficienti a scongiurare la minaccia, che sotto la guida di Maometto II (salito al trono nel 1451) organizzò una nuova offensiva contro l’Impero Bizantino. Fino a quel momento Costantinopoli aveva retto, poiché i Turchi avevano preferito dirigere altrove le loro conquiste, certi che una volta compiuto l’accerchiamento della capitale, essa sarebbe caduta.

I Bizantini subito cercarono aiuti, che però non arrivarono né dall’imperatore Federico III, né da Carlo VII  di Francia, né dal Papa Niccolò V. Nel 1452 la Chiesa greca ratificò l’unione con la Chiesa latina, un atto tardivo che avrebbe prodotto  scarsissimi effetti. I Turchi infatti assediarono la capitale, mentre l’ultimo imperatore, Costantino XI, ne organizzava la resistenza.  Fu un assedio che, per durezza e lunghezza, ebbe pochi riscontri nell’epoca medievale. L’esercito bizantino era sorretto da almeno cinquantamila abitanti della città e da crociati addestrati nella lotta, comandati da Giovanni Giustiniani, il quale organizzò di fatto la resistenza contro circa duecentomila turchi addestrati, dotati di  una potente artiglieria e di una bombarda da 16 tonnellate. Così il 7 aprile del 1453 iniziò una lunga ed eroica resistenza, dove i Bizantini si dimostrarono più disposti a morire che a cedere un palmo della loro terra. A migliaia persero la vita, mentre il 29 maggio 1453 il corpo speciale dei giannizzeri si aprì un varco nella difesa imperiale, colpita ininterrottamente dai cannoni turchi, ed entrò in città. Lo stesso Costantino XI morì in battaglia con grande valore. Giustiniani invece rimase ferito, ma si mise in salvo. In pochi giorni la città fu interamente conquistata, i superstiti furono deportati, mentre le chiese, a cominciare da Santa Sofia, furono trasformate in moschee. Costantinopoli divenne Istanbul e con ciò fu sanzionata la scomparsa dell’Impero Romano d’Oriente. L’Occidente assistette all’evento allibito e impotente, rimanendo inerte anche alla caduta delle isole nel mar Egeo, alla resa di Atene, dell’Attica e del Peloponneso, della Bosnia, della Valacchia e di quasi tutta la Penisola Balcanica. 

Gli Ottomani presero inoltre saldamente nelle loro mani la Siria, l’Egitto e la Mesopotamia, arrivando a dominare così l’intero Medio Oriente e il bacino mediterraneo orientale. La divisione tra mondo ortodosso e mondo islamico che scaturì da questi eventi, è visibile e attuale ancora oggi, dopo quasi 600 anni. Infatti basta guardare alla moderna Turchia e, in particolare, al suo presidente Erdogan,  che, in un momento della storia in cui la libertà di esprimersi è divenuta fondamentale,  ha riconsacrato  al culto islamico la celebre basilica di Santa Sofia, che era stata sconsacrata e trasformata in museo nel 1935, segnando un nuovo punto di rottura tra le due religioni.

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