La promessa dell’assassino il film

La promessa dell’assassino il film che oggi Meg andrà a recensire per la sua rubrica “film e serie tv”

 

La promessa dell'assassino il film

Anno 2017 – diretto da Dexter Fletcher

Il film si apre subito con l’iniziazione di un giovane che deve compiere un delitto criminale nel classico negozio da barbiere e munito di rasoio ma impreparato e incapace.

Da qui conosciamo Anna (Naomi Watts) tipica infermiera inglese (l’orologino appuntato sulla divisa un must dai tempi di Candy Candy) di origine russa, con la passione per una vecchia moto del padre: è lei che tirerà le fila di tutta la storia, con una famiglia di origine russa che ancora fa fatica a vivere nella realtà occidentale.

Durante tutto il film, il cammino personale di Anna, dall’affetto per quella neonata che ha preso il posto della sua, alla strana attrazione per il gelido Nikolai “io sono autista”, si accompagna parallelamente ad una realistica descrizione della struttura e del funzionamento della mafia russa, seppur all’interno della civilissima Londra. Ci vengono spiegati alcuni dei significati dei tatuaggi russi e dei rituali di iniziazione (ma se avete curiosità di questo tipo di consiglio di  leggere “Vite di mafia” di Federico Varese), gli strani legami che nascono tra i cosiddetti mafiosi (l’odio-amore-rispetto che lega la coppia Cassell – Mortesen è di gran lunga antesignano dei moderni Ciro-Genny di Gomorra); una spirale di violenza crescente che tocca il suo culmine nella scena del bagno turco, una delle più cruentemente realistiche dai tempi di De Niro ne gli “Intoccabili”.

 

Un diabolico squilibrato e davvero bravo Vincent Cassell si contrappone all’autista-guardia del corpo-aspirante mafioso Viggo Mortensen che, nella sua fredda e algida fisicità (vi confesso che ero legata al mio amato Aragorn e al cavaliere impavido di Hidalgo e quindi mi è venuto un colpo!) riesce a far credere allo spettatore quasi fino alla fine il contrario di tutto il contrario. Cronemberg aveva già diretto Viggo Mortensen in “A history of violence” ma qui ne esalta la fisicità unita all’intensità e suggestione dello sguardo spigoloso dell’attore (non a caso questo ruolo gli valse la nomination all’Oscar, al Golden Globe e ai Bafta).

Per tutto il film è ben chiara la differenza tra chi da immigrato vive del proprio lavoro e chi ha fatto fortuna con la criminalità organizzata (i 2 Natali sono completamente diversi così come l’uso della lingua d’origine).

Non è il classico film sulla mafia ma una cruda e quasi” troppo pulp” visione di un mondo a noi sconosciuto, dominato dalla violenza ma anche da regole ben precise e con una loro sequenza: le due stelle tatuate sul petto e sul ginocchio, una volta conquistate, permetteranno a Nikolai di completare la sua scalata ai vertici dell’organizzazione.     

Ci fa da sotto fondo la voce narrante di una giovane quattordicenne, attirata da una vita migliore che le era stata promessa, ma in realtà drogata e costretta a prostituirsi, quello che purtroppo e spesso succede ancora oggi.

 

Conclusione:

  • Se volete u vedere un film di mafia diverso dai soliti Padrino e co..
  • Per cancellare la visione romantica di Aragorn.

 

Recensione by Meg

 

You may also like

1 commento

  1. Il ruolo di Viggo Mortensen è diverso, più crudo e rude …….è qui che si vede la bravura di un attore, quando non resta ancorato ad uno specifico personaggio, seppur famoso, ma riesce ad interpretare con grande maestria ruoli totalmente diversi.