INTERVISTA: Sara Di Furia

Ciao lettori, oggi per il blog si presenta SARA DI FURIA

Nata a Brescia nel 1978, si è diplomata in studi classici. Ha conseguito la laurea in Scienze della Formazione e successivamente in Magistero Accademico in Scienze Religiose. È insegnante nella scuola secondaria di secondo grado dal 2001 e si occupa di corsi di scrittura creativa.

Nel 2009 pubblica M.S.Tarantola Editore il saggio “Spes ultima dea. La spiritualità nera nel canto gospel”.

Lo stesso editore pubblica nel 2011 il suo primo romanzo urban-fantasy “Niccolò Spirito – Quando le ombre svelano chi sei” i cui diritti sono stati ceduti, nel marzo 2016, a Astro edizioni che ha riproposto il libro in formato digitale a luglio del medesimo anno.

Nel 2013 il racconto “Anima Nera” vede la luce in ebook per GDS Edizioni per la quale nel 2015 esce il romanzo l’urban fantasy “I segreti di Kane Town” e il racconto “Cuore d’istrice”.

Nello stesso anno esce per La Corte Editore il romanzo gotico “La Regina Rossa”.

Nel maggio 2017 viene pubblicato dallo stesso editore il thriller storico “Jack” la cui trama è strettamente inanellata con la vicenda del serial killer più famoso di tutti i tempi.


TI SEI MAI CIMENTATA IN ALTRI GENERI?

Quando ho cominciato a scrivere seriamente, circa dieci anni fa, sono partita dall’urban fantasy, poi sono approdata al gotico e infine al thriller storico. Li ho affrontati e vissuti tutti con estrema passione e ciascuno ha rispecchiato una fase della mia vita, un moto del mio essere. Ognuno mi ha insegnato e comunicato sfumature diverse che ora fanno parte di me. Chissà dove mi porterà il futuro!

IL TUO AUTORE PREFERITO?

Seth Grahame -Smith. L’ho scoperto leggendo il suo “La leggenda del cacciatore di vampiri”, ma è stato anche l’autore di “Orgoglio, pregiudizio e zombie”. Questi libri mi hanno letteralmente stregata per trama e stile.

LA TUA SCRITTURA SI ISPIRA A QUALCHE SCRITTORE IN PARTICOLARE?

Direi di no. Sono del parere che ogni autore debba trovare il suo stile, quel “quid” che lo distingua dalla massa, il dettaglio che lo renda riconoscibile fra molti. Ci sono molti autori che stimo e apprezzo, ma davanti al foglio bianco poi ci sono solo io.

QUANTO TEMPO DEDICHI ALLA SCRITTURA?

Purtroppo non il tempo che vorrei. Tra il lavoro, la casa e la famiglia, quel che resta è davvero poco. Il weekend e la sera sono i momenti propizi, ma poi diventano utili anche le pause pranzo. Solitamente impiego due anni per la stesura di un romanzo. Insomma, ogni libro occupa gran parte della mia vita.

COME ARRIVA L’ISPIRAZIONE?

In modo del tutto casuale. Una canzone, una fotografia, un incontro inaspettato, una lettura che mi colpisce, una frase sentita per sbaglio. Basta un nulla e la mia fantasia si mette in moto. È capitato diverse volte che passassero mesi dalla stesura di un romanzo a un’altra proprio perché l’ispirazione tardava, ma poi quando arriva è dirompente.

DA QUANTO TEMPO SCRIVI?

In realtà da quando avevo 8 anni, da quando cioè mia madre mi regalò la mia prima macchina da scrivere, una pesantissima Olivetti in ghisa che ovviamente custodisco ancora. Da ragazza ho frequentato scuole impegnative e poi ben due facoltà universitarie quindi il tempo per coltivare la mia passione è stato minimo, ma appena ho avuto un po’ più di respiro ho iniziato a farlo con costanza e impegno. Il mio primo libro edito “Niccolò Spirito – quando le ombre svelano chi sei” è uscito nel 2010 e l’anno successivo ha vinto il primo posto al primo concorso italiano dedicato nello specifico al genere urban fantasy. In quel momento ho capito che forse avevo le carte in regola per proseguire nella scrittura e se oggi continuo a farlo lo devo a Fabiana Redivo che in quel libro ha intravisto del potenziale e mi ha aiutata a migliorare insegnandomi tutto ciò che oggi so sulla scrittura. Non sarei al mio quarto romanzo pubblicato se non ci fosse stata lei.

COME HAI INIZIATO?

Ho mosso i primi passi nel mondo della piccola editoria. La gavetta è fondamentale per un autore. Sono passata da esperienze positive ad altre molto meno, ma tutte mi hanno lasciato qualcosa che poi è tornato utile. Nel 2015 sono entrata nella scuderia di La Corte Editore in modo del tutto inatteso perché non speravo di poter attirare l’attenzione di un editore medio nel panorama italiano. Invece è accaduto e i miei due romanzi pubblicati sotto questo marchio hanno goduto di maggiore visibilità grazie alla grande distribuzione di Messaggerie Libri. E ora l’avventura continua…

TI OCCUPI DI ALTRO NELLA VITA?

Sono insegnante di scuola superiore, un Istituto Tecnico della mia città. Sono una delle poche persone fortunate che possono dire di fare il lavoro per il quale hanno studiato tanto e soprattutto che amano. La burocratizzazione dell’insegnamento e il costante aggiornamento dei docenti che è andato aumentando negli ultimi anni, ha dilatato in modo esponenziale la mole e le ore di lavoro. Resta quindi poco per fare altro. Inoltre a casa ho una piccola belva con le treccine di nome Sofia di cui occuparmi. Amo passare anche del tempo con il mio cane Elvis e fare lunghe passeggiate sugli argini del fiume che costeggia il mio paese. Il resto è tutto per la scrittura.

STAI LAVORANDO A QUALCHE ALTRO LIBRO?

Ho terminato da poco la stesura di un altro thriller storico attualmente in valutazione presso il mio editore. In una pubblicazione influiscono dinamiche spesso non prevedibili, l’importante è sapere di aver fatto un buon lavoro, di aver creato un buon prodotto. Nel mio nuovo romanzo vi porterò nella Madrid di fine ‘700 dove un assassino uccide pittori di fama e i vizi degli uomini si intrecciano all’untuosa religiosità dell’epoca.

COSA NE PENSI DEL MONDO DELL’EDITORIA?

È una giungla! Difficile sopravvivergli! Scherzi a parte, è una realtà estremamente complicata e, se devo dirla tutta, abbandonata dallo Stato che non incentiva il Paese a leggere e non sostiene la cultura. Dal canto suo l’editoria invece di fare il mercato, si sta piegando ad esso e questo è deleterio. La qualità spesso deve lasciare il posto alla mediocrità per far rientrare i conti di una casa editrice. È una situazione che non si può vedere e di cui l’editoria stessa soffre, ma di cui in questo momento non può fare a meno per sopravvivere.

 

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