Intervista Isabel Del Greco

Isabel Del Greco

Il talento è un prurito. Puoi fare finta di niente e illuderti di resistere ma, presto o tardi, ti devi grattare.
Allora diciamo che siete arrivati intorno ai vostri quaranta, anno più anno meno, e ce l’avete fatta a non grattarvi fino ad allora. A furia di resistere, vi siete ritagliati una vostra nicchia nell’Olimpo di quelli che vengono chiamati, non senza una certa dose di spocchia, “stimati professionisti del settore”.
Ora, quando entrate nel gotha degli SPDS, vi tocca essere irreprensibili. Insospettabili.
Mangiate con il tovagliolo sulle gambe e i gomiti stretti e salutate chi vi saluta, anche se non lo conoscete, perché tra stimati professionisti ammettere di non conoscersi è un peccato capitale. L’altro, quello che vi saluta, non vi conosce neppure lui, ma nel dubbio… beh, avete capito.
Gli stimati professionisti del settore non si grattano. Mai.
Una mattina vi svegliate e vi accorgete che non ce la fate più. Il prurito è troppo forte.
Vi sedete al computer e cominciate a scrivere. Scrivete un racconto erotico, poi un altro, poi un altro ancora.
Scrivi ciò che sai, si dice così, giusto?
Quando avete finito di grattarvi avete un romanzo che vi scotta tra le mani.
Oddio, e adesso? Che fate? Lo riponete nel cassetto e ingoiate la chiave, sperando che nessuno se ne sia accorto.
Certo, è questa la cosa giusta da fare.
Il fatto è che lo sentite ancora, quel prurito maledetto, e a un tratto realizzate che non se ne andrà mai. Avete infranto la regola, aperto la diga.
Vi siete grattati e il prurito lo sa, quel bastardo, che oramai non avete più difese.
Scrivete ancora e, dopo aver sanguinato parole per qualche mese, decidete di pubblicare.
Non potreste, ma lo fate lo stesso.
Per realizzare questo sogno, avete bisogno di un complice. Qualcuno che esista al solo scopo di proteggervi e nascondervi dal mondo.
Ecco, quel complice, solo molto più attraente e simpatica, sono io.
Isabel Del Greco è un fantasma che difende una persona vera.
Eppure, in serate come questa, mentre le dita danzano sulla tastiera, riesco quasi a convincermi che sia il contrario.


Ti sei mai cimentata in altri generi?

Sì. Ho scritto due romanzi Noir con sfumature Hard-Boiled. Il primo è attualmente in valutazione presso alcune case editrici, ma non avrò risposte prima di febbraio. Il secondo è al momento in fase di rilettura e ripulitura, prima di essere inviato alle case editrici da cui intendo farlo valutare. Entrambi, però, non sono scritti a nome Isabel Del Greco, ma con il vero nome del mio alter-ego

 


Il tuo autore preferito?

 Fino all’anno scorso di avrei detto Chuck Palanhiuk e, se penso a Fight Club, Soffocare e Gang-Bang, ti rispondo ancora così. Temo la sua musa sia in fase calante, ma resta unico.


La tua scrittura si ispira a qualche scrittore in particolare?

È, o meglio cerca di essere, una combinazione delle mie esperienze di lettrice. La capacità di King di farti appassionare alla storia, anche a dispetto di qualche pecca di superficialità, è un dono unico. Il lucido incedere di Margareth Atwood, gli effetti pirotecnici di Palanhiuk, la profondità di Dostoevskj… mi piace pensare di prendere una piccola molecola di ciascuno


Quanto tempo dedichi alla scrittura?

Tutto quello che posso, pur avendo un lavoro molto complesso da gestire, che a volte mi risucchia quasi del tutto.


Come arriva l ispirazione?

Alcune te le porti dentro per anni, germogliano a poco a poco, altre sono istantanee e quasi ti colgono di sorprese, frasi o scene che non riesci a toglierti dalla testa finché non le scrivi. Spesso i miei romanzi sono una combinazione delle due cose.


Da quanto tempo scrivi?

 Da sempre, in un certo senso, ma è solo da un anno che ho provato a farlo con l’idea di pubblicare.


Come hai iniziato?

Da bambina scrivevo racconti e poesie, li raccoglievo in quaderni che poi fotocopiavo e vendevo ai vicini a 50 lire l’uno. Quando avevo raccolto abbastanza monete, andavo in libreria e sceglievo un romanzo, di solito fantasy. Ero una piccola self-publisher.


Ti occupi di altro nella vita?


Insegno in una Università e sono psicologa.


Stai gia lavorando su qualche altro libro?

Sul mio secondo Noir che ha bisogno di molto editing prima di essere presentabile.


Cosa ne pensi del mondo dell’editoria?

 

Se devo essere sincera, mi preoccupo assai più del contrario, ovvero cosa pensa l’editoria di Isabel Del Greco (o del suo alter-ego in carne e ossa).
Ora dico una cosa molto impopolare, ma trovo che ci sia molta spocchia tra gli autori. Ci sentiamo bravissimi, pieni di doni e ispirazioni, spesso incompresi. Le Case Editrici non ci calcolano perché mandano avanti i raccomandati, i prodotti troppo commerciali eccetera…

Pubblichiamo in Self e ci circondiamo di amici e seguaci pronti a ricordarci quanto siamo brave, o bravi.

La verità è, ed estratti alla mano sono pronta a sostenerla in qualsiasi Tribunale, che il 99% delle scrittrici di Facebook non sa scrivere. Inclusa la sottoscritta. Siamo grezze, imprecise, abbondiamo di dialoghi scontati, descrizioni male abbozzate, avverbi inutili e pigri.

La differenza, l’unica che conta, è tra chi questa cosa la sa, l’ha capita o l’ha imparata, e cerca quindi di migliorarsi nella speranza di essere, un giorno, presentabile; e chi invece si crogiola nell’ammirazione dei cento, centocinquanta follower pronti a sfornare recensioni a cinque cuori senza alcun motivo.

Per questo  ho ritirato dal mercato i miei due romanzi, perché, crescendo come autrice mi sono resa conto che non sono scritti come vorrei e ho bisogno di tempo per renderli accettabili.

È una questione di onestà verso me stessa, prima ancora che verso il lettore.

Pubblicherò ancora quando sentirò di aver scritto qualcosa di buono e quando un editore, uno serio e competente, sarà d’accordo con me. Se non accadesse mai, non pubblicherò mai più e mi accontenterò di leggere.

You may also like