Intervista all’autrice Sara Arpaia

Intervista all’autrice Sara Arpaia in merito al suo libro “TRENTUNO”.

TRAMA

Può un’assenza essere una costante presenza? Questo è l’interrogativo sul quale lavora prepotentemente Isabel.
Trasferitasi a Roma da Napoli, intreccia le vicissitudini della sua vita privata con la carriera da psicoterapeuta: Daniele e il suo ritorno, la storia di Nina e le fragilità a cui è costantemente esposta.
Attraverso la focalizzazione interna la protagonista apre le porte del suo 
io al lettore, rendendolo pienamente partecipe delle sue emozioni più intime.

 

INTERVISTA

Ciao e benvenuta su onlybookslover.it.

  • Parlaci del tuo libro “TRENTUNO”!
    Ciao Arianna, grazie mille per questa intervista. Trentuno è scritto in forma diaristica; questo consente di sentire e di condividere le emozioni di Isabel, la protagonista.

  • Come è arrivata l’idea?
    L’idea è arrivata poco alla volta: ho sempre avuto una forte passione per la scrittura, coltivata sin da quando ero bambina; ho deciso di scrivere perché la mia anima era  pronta, e lo erano anche le mie mani: ho sentito che potevo e  che dovevo buttarmi a capofitto in questa avventura.

  • Ci spieghi come è nato il titolo? È arrivato prima o dopo la stesura?
    Ho saputo fin da subito come intitolare Trentuno. Mio figlio è nato il 31 luglio, e la sua nascita, avvenuta nel 2019, è condita da un avvenimento grave che mi riguarda: il suo venire al mondo ha significato la mia ri-nascita nel vero senso della parola. Quando è nato mio figlio sono nata di nuovo anche io, insieme a lui.; Il titolo è un inno a questo momento particolare della mia vita.

  • C’è un evento nel libro che hai particolarmente amato scrivere?
    Sono tre gli eventi che ho amato scrivere: l’incontro di Daniele e Isabel dopo dieci anni, la loro notte d’amore e l’incontro con Nina.

  • Cosa ci dobbiamo aspettare da questa storia? Cosa volevi trasmettere?
    Questa storia mette in evidenza che esiste una parte irrazionale, presente in ognuno di noi -talvolta rinchiusa nell’inconscio, che io chiamo “tallone d’Achille”; attraverso le emozioni di Isabel ho cercato di trasmettere la consapevolezza di questa parte “dionisiaca ” che si cela in tanti modi diversi: attraverso una canzone, un ricordo, un profumo. Con la storia di Nina, poi, ho voluto sottolineare quanto l’amore possa essere il motore del mondo: la normalità non è qualcosa da ricercare nel vocabolario.

  • Questo è il tuo primo libro? Che emozioni hai provato dopo aver messo la parola “FINE”?
    Sì, Trentuno è il mio primo libro. Quando ho messo la parola fine a questo lavoro era l’undici febbraio. Non lo dimenticherò facilmente. L’emozione, l’adrenalina, l’incredulità, la consapevolezza di avercela fatta, o quanto meno di averci provato, sono stati direttamente proporzionali all’amore che provo per la scrittura.
  • Quanto c’è di te nel libro?
    Mi hanno detto che Isabel è il mio alter ego; può darsi sia la verità, anche se, qualche volta, mi identifico in sua madre.
    C’è una fetta preponderante della mia anima in queste righe: ho cercato di erigere un mondo fatto di parole e di pensieri e di desideri e di sentimenti. Mi auguro di esserci riuscita, almeno un po’.

  • Stai parlando a un lettore che ancora non ti conosce, perché dovrebbe leggerti?
    Sono estremamente empatica. L’empatia può diventare un difetto: sentire troppo l’altro può essere dannoso per le anime sensibili. Ho cercato di far transitare la mia empatia da me stessa alle mie parole: la storia di Isabel può essere la storia di tutti. La storia di Nina è certamente la storia di tanti. Invoglio i lettori a leggermi perché sono certa che possano trovare qualcosa di loro stessi tra le mie pagine!

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