Intervista all’autrice Maria Eugenia Veneri

Intervista all’autrice Maria Eugenia Veneri in merito al suo libro “Giro di vite” edito LuoghiInteriori Editore.

Il libro

“Giro di vite” ha in mente una missione: dare senza chiedere, desiderare la felicità di un popolo a tal punto da mettersi in pericolo e rischiare la propria vita per difendere la pace di un paese. La missione di questo romanzo non finisce quando le azioni sono incapaci di modificare le cose, perché oltre il corpo c’è sempre l’anima: che ha la forza di cambiarle. Essere al servizio degli altri è il terzo cromosoma di ogni essere umano, un corredo genetico a ricordarci che siamo qui, sempre e comunque, per qualcuno. Per questo lottare per i diritti umani significa restare fedeli a noi stessi senza fermarsi alle apparenze, come ci insegna “Giro di vite” e come sanno fare i protagonisti di questa storia al cardiopalma, coinvolti in una lotta alla criminalità mai ingaggiata prima.

Intervista all’autrice Maria Eugenia Veneri

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  • Parlaci del tuo libro “GIRO DI VITE” in breve!
    Giro di vite è la seconda avventura di Emma Fremont, una giovane operatrice delle Nazioni Unite. La storia è ambientata in America Latina, in un immaginario stato caraibico, Saoparel, dove la sua missione la porterà a combattere contro narcotraffico e tratta di essere umani. Due scenari secondari ospitano gli altri personaggi, il Palazzo di vetro di New York dove si muovono i responsabili ed i funzionari dell’organizzazione e Siria e Palestina, dove agisce per conto del Mossad il suo fidanzato Levi.

    Dietro a inseguimenti rocamboleschi, tradimenti e colpi di Stato ho celato un messaggio che vorrei trasmettere, ovvero la lotta perché i Diritti fondamentali siano universalmente rispettati. Una storia romanzata che vuole portare all’attenzione del pubblico una piaga che per il contenente americano resta fondante e per nulla secondaria.

  • Come è arrivata l’idea?
    Emma è lo strumento con cui studio i problemi del mondo, su cui continuo a interrogarmi ed a cui vorrei si trovasse risposta e soluzione. Le Nazioni Unite sono una macchina burocratica enorme che cerca, nell’interesse di tutti, di portare e difendere la pace; in un quotidiano non semplice di parlare con una sola voce, quando è invece preda delle correnti degli oltre centonovanta Paesi che la compongono.

    Credo che le parole abbiano un grande potere, scrivere di Emma è il mio modo per scendere in campo e non restare ferma a guardare.

  • Ci spieghi come è nato il titolo? È arrivato prima o dopo la stesura?
    Il titolo è arrivato dopo la stesura. Desideravo parole che avessero un significato non univoco. Al termine della storia ci si rende conto che riguarda sia la tratta, sia la stretta nei rapporti che legano i vari personaggi e che nel corso delle pagine sono messi a dura prova… e forse un terzo significato ancor più intimo, perché è un messaggio crudo che, sebbene abbia le fattezze di una storia inventata, affonda le proprie radici nella realtà e arriva dritto alla pancia del lettore.
  • C’è un evento nel libro che è stato particolarmente difficile scrivere?
    Le parti in corsivo in cui la parola è lasciata ad una vittima della tratta. Difficili da scrivere e commoventi da immaginare. Il traffico di persone è un fenomeno in forte crescita. Ci sono 2,4 milioni di persone scomparse e sfruttate in tutto il mondo. Tante per non occuparsene.

  • Cosa ci dobbiamo aspettare da questa storia? Cosa volevi trasmettere?
    Giro di vite arriva dopo “Sabbia nera e candide mani” la sua prima missione, in un Paese africano, una operazione travolta dal commercio e sfruttamento che ruota intorno al Coltan. Da questa storia ne è uscita profondamente cambiata, è cresciuta, disincantata, resta idealista e lavora con abnegazione, ma si è addentrata in un mondo più crudo rispetto a quello che aveva immaginato, o studiato ed ha, al contempo, più fragilità. Eppure non arretra, non si arrende. Questo la rende ancor più interessante. Lotta sul campo in un nome di un colosso che si muove a rilento eppure neanche un momento pensa di uscirne sconfitta. Resta fermamente convinta che l’obiettivo valga la pena. Letteralmente. 

  • Quanto c’è di te in questa storia?
    Credo ci sia molto di me, o meglio, molto di quello che vorrei essere. Emma è impegno e lotta, nelle righe che scrivo ha la possibilità di fare quello che certamente avrei voluto fare io. Si dice che la scrittura sia, soprattutto, il risarcimento per ciò che non ci è stato dato vivere. Trovo sia nostalgico e stimolante allo stesso tempo.

    Credo che nel silenzio di tanti operatori che lontano dai riflettori votano la propria vita al servizio del prossimo ci siano persone esattamente come lei. Mi piace sperare che grazie a queste figure nascoste ci sia ciò che dà un senso alla domanda di fondo che giace nel profondo di ciascuno di noi. Quello che fai per il mondo non muore con te, ma resta.

  • Stai parlando a un lettore che ancora non ti conosce, perché dovrebbe leggerti?
    Ogni volto carino, si dice, nasconda un segreto; il viso di Emma cela una cospirazione. Intrighi internazionali, mercenari, rapimenti, ma anche riflessioni, commozione e umanità. Non il solito thriller, ma non una semplice avventura perché quello che viene raccontato potrebbe essere realmente accaduto ieri, oppure oggi o forse domani. Un modo non scontato di interessarsi a ciò che accade attorno a tutti i noi, nella nostra attualità.

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