Intervista all’autore Roberto Sanesi

Intervista all’autore Roberto Sanesi in merito al suo libro “IL GUARITORE DI PECCATI”.

TRAMA

Adolfo conduce un’esistenza tranquilla finché, in circostanze del tutto singolari, scopre di essere la reincarnazione di Shilah, uno sciamano dell’antica tribù dei Navajos. Apprende così di essere stato investito di una missione salvifica: riportare sulla via del Bene tre anime che vagano nelle tenebre. La missione di Adolfo-Shilah si attuerà coinvolgendo tre personaggi irrisolti, colti nel frangente di un bivio esistenziale: essi tenteranno di ritrovare se stessi immergendosi nella misteriosa vasca di deprivazione sensoriale.

INTERVISTA

Ciao e benvenuto su onlybookslover.it.

  • Parlaci del tuo libro “IL GUARITORE DI PECCATI”!
  • Come è arrivata l’idea?

    Questo volume, il primo di una trilogia, si apre con un’introduzione che accompagna il lettore nella trama, equipaggiandolo di chiavi interpretative idonee al contesto. Nonostante i nodi tematici mutino di romanzo in romanzo, sono presenti delle analogie a livello concettuale e strutturale. Il fil rouge tematico è costituito dall’inesauribile ed eterna lotta fra il Bene e il Male. L’asse del Bene agisce intessendo un dialogo verticale e complesso con la dimensione trascendente. La religiosità assume caratteri universali: infatti, ne Il guaritore di peccati, la spiritualità dei Navajo è predominante. Scenario del plot narrativo è Gres, un piccolo centro incorniciato dalle bellezze naturalistiche della Val di Fogres. (Si tratta di una nota valle delle Dolomiti alla quale ho preferito cambiare il nome, nonostante sia facilmente riconoscibile dal lettore).

    In una baita isolata dal resto del paese, vive Adolfo – un ex insegnante di disegno dal carattere schivo e riservato – che, in circostanze del tutto singolari, scopre di essere reincarnazione di Shilah, uno sciamano dell’antica tribù dei Navajos, nonché attore principale di un progetto di rigenerazione spirituale. È infatti investito di una missione salvifica: riportare sulla via del Bene tre anime che vagano nelle tenebre. A tale scopo sarà utilizzata la vasca di deprivazione sensoriale, che Adolfo ha ereditato dal neuroscienziato Glockner: essa infatti è in grado di indurre chi vi si immerge in uno stato di semi-incoscienza, che culmina in allucinazioni dal potere catartico.

    La missione di Adolfo-Shilah, pertanto, si attua coinvolgendo tre personaggi irrisolti colti nel frangente di un bivio esistenziale: Simona – colpevole di aver tradito la famiglia per un’avventura extraconiugale – Arianna – vessata dal senso di colpa per non aver soccorso durante un infarto fatale il marito – e Federico, in preda a rimorsi e ripensamenti circa la propria spregiudicata carriera finanziaria.

    Sebbene differenti, le vicende umane dei tre protagonisti sono accomunate dal bisogno di rigenerazione, che troverà in Adolfo-Shilah il più fedele interprete e nella vasca di deprivazione sensoriale il mezzo più efficace, nonostante che il male (sotto altre forme che provengono dal passato), cerchi di impedire il buon esito della missione. Il romanzo farà inoltre riscoprire le bellezze della cultura dei nativi d’America, che –insieme al bagno– rappresenta un vero e proprio cammino di salvezza, una fonte battesimale per una nuova vita, finalizzato al recupero della memoria mediante un cammino a ritroso che apra nuove finestre sul passato, e modificandone il percorso, aiuti a guarire le ferite.

    La storia di questo romanzo, anzi di tutti i miei scritti alla data odierna (che sono quattro), nascono da molto lontano e

    portano con se una forte componente trascendentale. Tutto ebbe inizio quando nacqui, il 2 marzo 1961 dopo un parto difficile nel quale mia madre rischiò la morte; ma lei, devota del Sacro Cuore di Gesù, non solo venne da Lui salvata, ma le fu annunciata la mia nascita in sogno. Quel Gesù da lei sognato che annunciò l’arrivo di un bel bambino maschio che teneva in braccio (a quei tempi non esistevano le ecografie), era esattamente uguale all’affresco dipinto sulla parete d’ingresso della clinica di Firenze (appunto chiamata Sacro Cuore di Gesù) dove mia madre fu ricoverata d’urgenza senza esserci mai stata prima d’allora.
    La mia vita è proseguita in modo regolare, ho intrapreso la strada della moda, fungendo da rappresentante e
    consulente a fianco di importanti firme della moda negli Stati Uniti. Sono sposato e padre di due figlie di 30 e 26 anni.
    Il fulcro della mia vita però è stato l’incontro con l’amico Stefano, avvenuto quando avevo soltanto 14 anni.
    Lui aveva enormi problemi di salute, essendo stato sottoposto a uno dei primi otto trapianti di reni in Italia agli inizi degli anni 60. Stefano era nato nel 1952. Questa persona meravigliosa era uno studioso di medioevo, di esoterismo, e insieme a lui fondammo un gruppo di studio che si occupava del trascendentale, senza però trascurare i Catari, i Templari, i cavalieri Rosacroce e altro ancora. Nel 1995 Stefano morì a soli 42 anni nell’ospedale di Pisa. Ricordo il nostro ultimo incontro pochi giorni prima che lui ci lasciasse e nel quale mi predisse molte cose che sarebbero poi avvenute. (Una di queste fu la nascita della mia seconda figlia).
    Si, perché il buon Dio gli aveva tolto la salute, ma donato anche sensi non posseduti dai comuni mortali. Stefano era capace di fare le bilocazioni, e di predire il futuro di chi voleva bene. E’ stato capace di compiere veri e propri miracoli, spero che avremo l’occasione per riparlare di questo. Al mio dispiacere per la sua imminente morte (lui ne era a conoscenza e l’aspettava come una liberazione), rimarcai anche la preoccupazione che tutto quanto avevamo studiato e approfondito insieme, sarebbe andato perduto.
    Allora lui mi prese per mano e disse: “tu inizierai a scrivere quando il lavoro finirà…”
    Bisogna tener presente che nel 1995, il tessile a Prato (città dove ho vissuto) era ancora in auge, ma negli ultimi anni, a causa di varie vicissitudini (concorrenza dei paesi emergenti e covid), dopo una esistenza quasi millenaria, l’industria laniera a Prato sta praticamente scomparendo…proprio come aveva predetto lui.

    I miei genitori sono stati due figure fondamentali nella mia vita. Mio padre morì nel 2009 a causa di un tumore al polmone. Poche ore prima del suo decesso, fui investito da una potente palla di luce, che mi provocò brividi mai avvertiti prima di allora…si trattava del suo ultimo abbraccio.
    Nel 2017 mia madre ebbe una emorragia cerebrale e morì l’anno successivo, esattamente il 19.09.2018. Le sue ultime

    parole prima di entrare in coma furono queste: ‘il Sacro Cuore di Gesù è proprio qui accanto a te.’

    Dopo pochi giorni, Stefano visitò i miei sogni, ricordandomi ciò che mi disse a Pisa in quel lontano inizio di marzo del 1995: “è giunta l’ora che tu inizi a scrivere.”

    Allora è stato come se qualcuno da lassù mi abbia preso in braccio, e par farla breve, da esordiente, ho scritto 4 libri
    (oltre 2000 pagine) in meno di due anni…Una cosa sensazionale a detta di tutti, specialmente da parte di Germogli Letterari che ha corretto le mie bozze, e di Rossini editore. Pensate che avevo ben quattro case editrici interessate a
    pubblicare i miei lavori, cosa molto inusuale per uno scrittore esordiente…ma io sono soltanto un umile strumento nelle mani di qualcosa molto più grande di me. Così è nato ‘Il guaritore di peccati.’ Non è stata un idea, ma qualcosa di più profondo, l’inizio di un percorso che arriva da un altra dimensione.

  • Ci spieghi come è nato il titolo? È arrivato prima o dopo la stesura?

    Onestamente non ricordo quando ho deciso il titolo, forse già durante la stesura dell’introduzione, ma posso affermare di averlo pensato (o forse sognato) e di non averne mai dubitato. Ho controllato sul web se questo titolo fosse già appartenuto a un altro romanzo, e non avendo trovato riscontri, l’ho adottato per il mio manoscritto. All’inizio mi

    sembrava un titolo abbastanza comune, come se l’avessi già letto da qualche parte. Mi sentivo esattamente

    come Paul Mc Cartney quando svegliandosi nella sua suite dell’hotel George V di Parigi, iniziò a canticchiare la melodia di ‘Yesterday’, domandandosi dove l’avesse già ascoltata. Gli sembrava un motivo banale, invece era inedito…e che inedito!

  • C’è un evento nel libro che hai particolarmente amato scrivere?

    “Il guaritore di peccati” così come gli altri due romanzi che compongono la trilogia, mi ha permesso di approfondire la meravigliosa cultura dei Nativi americani, nel mio caso la tribù dei Navajos, attingendo a piene mani dalle loro testimonianze che oggi sono sommerse dalla ‘modernità’, ma che se vengono ‘rispolverate’, ci fanno capire che esse contengono tutto ciò di cui il mondo d’oggi avrebbe bisogno. C’è una frase particolare appartenuta al grande capo tribù Cervo Zoppo, che io ho riportato nell’introduzione e che qui mi appresto a replicare:

    “Prima che arrivassero i nostri fratelli bianchi per fare di noi degli uomini
    civilizzati, non avevamo alcun tipo di prigione. Per questo motivo non avevamo
    nemmeno un delinquente. Senza una prigione non può esservi alcun delinquente.
    Non avevamo né serrature, né chiavi e perciò, presso di noi, non c’erano ladri.
    Quando qualcuno era cosi povero da non possedere cavallo, tenda o coperta,
    allora egli riceveva tutto questo in dono. Noi eravamo troppo incivili per dare
    grande valore alla proprietà privata. Noi aspiravamo alla proprietà solo per
    poterla dare agli altri. Noi non conoscevamo alcun tipo di denaro e di
    conseguenza il valore di un essere umano non veniva misurato secondo la sua
    ricchezza. Noi non avevamo delle leggi scritte depositate, nessun avvocato e
    nessun politico, perciò non potevamo imbrogliarci l’uno con l’altro. Secondo il
    loro punto di vista, eravamo messi veramente male, prima che arrivassero i
    bianchi. Ma eravamo felici.”

    L’aver riproposto ai lettori questa frase, ha appagato il mio cuore e la mia anima. Prima che questo popolo
    meraviglioso venisse sterminato dal ‘progresso’, essi erano felici. Oggi siamo noi felici con il progresso?
    Non lo credo! Spero che leggere la frase di cervo Zoppo ci dia il coraggio per guardare dentro alla nostra
    coscienza.

  • Cosa ci dobbiamo aspettare da questa storia? Cosa volevi trasmettere?

    Questa storia è stata scritta come un incoraggiamento per far capire che si può guarire dai peccati, basta ritrovare la nostra coscienza pulita ‘da bambino’. Un messaggio di luce in un mondo brutto e buio. Come ritrovarla? Con gesti semplici e naturali, come l’umiltà: non lasciate che i vostri ideali vi rendano soddisfatti. Ciascuno, in scala più o meno grande, contribuisce all’annichilimento del proprio essere e all’inquinamento dell’anima, concedetevi semplicemente la possibilità di camminare più vicini alla buona strada, non di fretta, ma tappa dopo tappa in questa direzione, finché non riuscirete a tornare sul sentiero maestro. Con pazienza: la pazienza è un albero le cui radici sono molto lunghe e amare, ma ha i frutti dolcissimi. Con perseveranza, come dicevano i Navajos: “se diventerai come il cedro che profuma l’ascia che lo abbatte, allora potrai essere soddisfatto di te.” Siamo di passaggio in questa vita, ma se l’ascia che abbatte il cedro rappresenta la morte, profumarla vuol dire lasciare una traccia di noi per il domani. Se questo aroma sarà puro, e incontaminato dal male, allora potremmo dire di aver trascorso una buona esistenza terrena.

  • Questo è il tuo primo libro? Che emozioni hai provato dopo aver messo la parola “FINE”?

    In realtà ‘Il guaritore di peccati’ è il mio secondo libro. Vi spiego cos’è accaduto: dopo aver seguito il ‘consiglio’ di

    Stefano, il mio angelo custode, iniziai a scrivere un libro basandomi sulla sua vita e quella di altre persone

    a me care che non sono più tra noi. Essi erano i componenti del gruppo di studio. Il libro s’intitola ‘Il bene e il male.’

    E’ una storia a se stante, e sarà pubblicato dopo la trilogia, o così immagino io. Dunque, dopo averlo scritto, pensavo

    di avere assolto al mio compito: avevo reso omaggio a queste persone a me care. Invece Stefano visitò nuovamente i miei sogni ringraziandomi per il libro appena terminato, ma dicendomi anche: “il tuo vero lavoro inizia adesso! Continua a scrivere!” Così, dall’oggi al domani, mi sono messo di fronte al PC e ho buttato giù la trilogia che inizia con ’Il guaritore di peccati’. Ho scritto altre 1200 pagine in un anno! Incredibile non è vero? Eppure è andata proprio così…

    Sentire la ‘presenza’ di Stefano accanto a me non mi ha mai fatto pensare di scrivere la parola FINE a nessuno dei miei scritti. Infatti sto già lavorando al mio quinto romanzo. Provo invece emozione ogni volta che rileggo qualche capitolo dei miei racconti, e mi capita spesso, perché rivivo quella purezza nell’aria che oggi non avverto nel mondo.

  • In che genere collocheresti il tuo libro?

    Rispondo a questa domanda citando un commento di Germogli Letterari che ha corretto le mie bozze:

    Per la sua singolare architettura – che mescola felicemente le atmosfere cupe e tensive del thriller con le
    finalità edificanti della letteratura sapienziale – il progetto narrativo si propone come capostipite di un
    nuovo genere letterario.
    ” Sembra proprio così, le persone che hanno già letto il guaritore di peccati, hanno

    suffragato questa tesi, e mi hanno detto di non aver mai letto nulla di simile prima d’ora. Siamo in presenza

    di un nuovo genere letterario che miscela il thriller non truculento alla lettura sapienziale. E’ scritto in maniera semplice, scorre molto bene, incoraggia il lettore a girare una pagina dietro l’altra. Ripeto nuovamente che io sono soltanto l’umile strumento esecutore dei miei scritti. Leggendo questa mia intervista, risulterà chiaro capire da dove è arrivato l’input creativo.

  • Stai parlando a un lettore che ancora non ti conosce, perché dovrebbe leggerti?

    Oltre alla legittima curiosità di leggere qualcosa d’innovativo, vorrei dire ai lettori che ‘Il guaritore di peccati’ risplende di una luce confortante, fa bene all’anima. Questo è lo scopo della mia vita: descrivere la battaglia ancestrale in corso tra il bene e il male, invitando i lettori a non abbassare mai la guardia. I dialoghi sono molto coinvolgenti, e attraverso conversazioni significative, faranno riflettere anche nella vita reale. Sono a disposizione di chiunque abbia

    letto il mio libro e voglia commentarlo insieme a me sul mio profilo Instragram @roberto_s61

     

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