Intervista all’autore Massimiliano Cammarata

Intervista all’autore Massimiliano Cammarata in merito al suo libro “Voglio fare il gentiluomo”.

TRAMA

Marcello è un uomo ultraquarantenne che gode della nomea di essere un donnaiolo.

Ma dietro questa veste si cela un uomo per nulla appagato dalla vita. Tra un lavoro che non ama un matrimonio che va a rotoli e una carriera di pittore che stenta a decollare, l’uomo ormai sembra vivere di “donnesche imprese”, generando anche qualche malcontento tra le colleghe, nel suo ambiente di lavoro.

Appassionatosi anche di scrittura, comincia dapprima a scrivere recensioni gratuite per amici artisti, successivamente capisce che è il momento di far fruttare questa passione. Un giorno decide di collaborare con Veronica, una giovane critica d’arte romana, ma questa però è solo una scusa per avvicinarsi a lei. La vera svolta però arriva poco tempo dopo, quando conosce la rivista locale Arte e dintorni e il suo editore, Renato Troina, che lo fa entrare nel suo team.

In quell’ufficio di redazione conosce tre colleghi: Gabriella, Gianmarco e Loretta. La nascente amicizia con Gianmarco gli fa scoprire che è ora di cominciare a dubitare di qualche sua certezza, proprio nel momento cruciale in cui Marcello deve fare i conti con qualcosa di inaspettato, che lo travolge a sorpresa, cambiandogli la vita.

INTERVISTA

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  • Parlaci del tuo libro “VOGLIO FARE IL GENTILUOMO”!

“Voglio fare il gentiluomo” è la storia di Marcello. Una storia che lui stesso, il protagonista, racconta avvalendosi di un diario. Mentre lo fa, scrive un suo libro. E così, in questa sua narrazione, ci riporta all’anno prima, quando stanco e stressato dal solito lavoro – faceva il professore nella scuola media – sognava un lavoro indipendente, che gli desse maggiore libertà. Marcello è un uomo ultraquarantenne che gode della nomea di essere un donnaiolo, ma dietro questa veste si cela un uomo che non è felice. Un uomo che non è al suo posto. Marcello sogna una vita diversa, in tutti i sensi, sia dal punto di vista lavorativo che sentimentale. Si, perché anche il suo matrimonio sta andando a rotoli. Per realizzare il suo obiettivo sarà costretto a mettersi in gioco e tentare qualcosa di nuovo, ma lo vedrete nel corso della lettura, se leggerete il libro, ovviamente.

  • Come è arrivata l’idea?

Ad oggi non saprei spiegarlo chiaramente come è arrivata l’idea. Ricordo che ero reduce dalla mia prima fatica, si tratta di “Detto semplicemente”, il mio primo romanzo, ma avevo voglia di farne un altro. Credo che all’epoca – siamo nella seconda metà di settembre del 2020 – mi stavo concentrando su un soggetto che in un certo senso mi rispecchiasse. Mi interrogavo spesso su una cosa: è più importante fare un lavoro che renda felici o che faccia guadagnare molto? Lo, l’ideale sarebbe entrambe le cose, ma se fossi costretto a scegliere solo una delle due opzioni, credo che sceglierei la prima 🙂

La felicità per me è l’essere indipendenti, liberi da vincoli di orari e quant’altro. Credo sia stato questo il primo input che mi ha portato verso “Voglio fare il gentiluomo”. Libro di cui amo parlare 🙂

Altra cosa: ricordo che mi venivano in mente diversi momenti della mia carriera scolastica, si tratta di particolari episodi capitati in tempi diversi, ma tutti risalenti ad almeno una decina di anni addietro, tosto anche prima. Ho messo insieme, in maniera allegra, tutti questi episodi, facendo in modo che il nostro protagonista, il professore Marcello Spadaro, si cacciasse nei guai. Ma a differenza di me, questi guai se li era cercati.

Infine ricordo di aver mandato un messaggio a un mio amico, dicendogli che volevo scrivere un libro su un professore. Lui rispose: “attento, che lo denunciano”, riferendosi al fatto che al giorno d’oggi hanno la denuncia facile contro noi professori.

  • Ci spieghi come è nato il titolo? È arrivato prima o dopo la stesura?

La risposta a questa domanda è il perfetto seguito della precedente. Il titolo è nato da una frase del Don Giovanni di Mozart, che dice così: “Voglio far il gentiluomo, e non voglio più servir!”. A cantarla è Leporello, il servo di Don Giovanni. Da lì ho immaginato che Marcello, il protagonista, fosse un appassionato di lirica, nonché “Don Giovanni” per nomea. Difatti era un libertino e ci provava con tutte, creando anche un certo malcontento tra le colleghe.

  • C’è un evento nel libro che hai particolarmente amato scrivere?

Si, quando incontra quella che sarebbe diventata la donna della sua vita.

  • Cosa ci dobbiamo aspettare da questa storia? Cosa volevi trasmettere?

Quando scrivo mi concentro di più sulle mie emozioni, cercando di immedesimarmi in un lettore che le rivive. Inoltre cerco di trasmettere anche qualcosa di me, senza essere troppo esplicito. I miei libri sono caratterizzati dall’essere “sensoriali”, nel senso che non sono dei semplici fogli di carta scritti con l’inchiostro nero: il lettore deve immergersi in quel mondo, dove io cerco di trascinarlo. Un mondo fatto di emozioni di vario tipo (gioie, dolori, risate, sentimenti), di musica, di luoghi, di cibo e quant’altro.

  • Questo è il tuo primo libro? Che emozioni hai provato dopo aver messo la parola “FINE”?

No, come ho già detto, è il mio secondo libro. Il primo è “Detto semplicemente”. Quando ho messo la parola fine ho provato una fortissima emozione, ma dopo la parola fine comincia un’altra storia: quella delle varie revisioni e correzioni. Quindi, non si finisce mai 🙂

  • Quanto c’è di te nel libro?

Penso che ci sia parecchio di me: caratterialmente Marcello mi assomiglia molto. Pensa che chi legge il libro tende a credere che sia io sotto altro nome. Qualcun altro ha invece pensato che fosse un mio amico. Insomma, ne hanno dette di tutti i colori 🙂

  • Stai parlando a un lettore che ancora non ti conosce, perché dovrebbe leggerti?

Vedi, purtroppo noi scrittori non scegliamo i nostri lettori, contrariamente ai lettori che invece scelgono noi scrittori. Essere originali non è facile, gli scrittori emergenti sono tanti e ogni anno vengono pubblicati tanti… tantissimi libri. Io, dal canto mio, cerco di essere semplice nella scrittura, immediato, il mio messaggio deve giungere chiaro al lettore. Adesso sono arrivato al quarto romanzo, ma già da “Voglio fare il gentiluomo” il mio stile era definito. Uno stile che si caratterizza per la sua semplicità, immediatezza, e tanta ironia. Voglio che i miei lettori si divertano. I miei romanzi devono essere omni, ossia contenere un pò di tutto, quindi anche il fare ridere rientra nei miei fondamenti stilistici, oltre che emozionare.

 

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