Intervista all’autore Marco Gallo in merito al suo libro “Quel posto vuoto accanto a me” edito Pathos Editore. Il libro è disponibile sugli store online, anche su Amazon.
TRAMA
Spesso, passeggiando per le strade, capita di notare anziani che con le loro gambe stanche occupano panchine ormai sbiadite dal tempo, lasciandosi cullare da pensieri ed emozioni. Mentre i loro occhi scrutano la città in movimento la mente ripercorre attraverso i ricordi il viaggio incredibile della loro esistenza. Gaetano Mennella, un simpatico ottantenne, è il protagonista di questo romanzo. La sua vita, ricca di colpi di scena e di emozioni, è caratterizzata da un amore intenso e indissolubile per la sua amata. Proprio lì, su quella stessa panchina, dove passato e presente s’intrecciano per dare forma al ricordo di un’intera esistenza. Da Napoli a Milano, dai primi del Novecento fino ai giorni nostri, passando per gli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta. È questa l’ambientazione che farà da sfondo alle storie dei vari personaggi che ruotano attorno al protagonista.
INTERVISTA
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• Parlaci del tuo libro “Quel posto vuoto accanto a me”. Come è arrivata l’idea?
Quel posto vuoto accanto a me nasce nel periodo Covid. Un giorno conobbi all’interno di un bar un simpatico ottantenne, Corrado, ospite di una casa per anziani a pochi passi da lì. Stava avendo un diverbio con la barista perché aveva solo cinquanta centesimi e non riusciva a pagare il caffè. A quel punto provai a sedare gli animi facendo da paciere e gli offrii il caffè per quel giorno e quello successivo, giustificando il mio gesto con il nome di “caffè sospeso”, usanza viva nella società napoletana. A quel punto Corrado mi invitò a seguirlo per accompagnarlo a sedersi su una delle panchine del grande vialone alberato che costeggiava il centro per anziani, nel “suo posto tranquillo”. Mi raccontò di lui, di come si sentisse abbandonato all’interno di quella struttura, di come si aggrappasse ai ricordi per non soccombere alla malattia che piano piano si stava impossessando del suo passato, la demenza. È stato allora che ho capito che una delle paure più profonde di un anziano è la solitudine.
• Ci spieghi come è nato il titolo? È arrivato prima o dopo la stesura?
Il titolo nasce grazie a Corrado, prima della stesura. Mentre chiacchieravamo sulla sua affezionatissima “panchina dei ricordi” mi disse di sedermi “nel posto vuoto accanto a lui”. Non colsi subito il significato di quella sua affermazione, ma lo elaborai nei giorni seguenti. Ciò che emerse dalle mie riflessioni è che ormai viviamo in una società fondata su apparenze e risultati, che ci impone di essere performanti dimenticando quanto sia importante riprendere in mano le emozioni, fermarci un istante e ascoltare con empatia chi ci sta accanto.
• C’è un evento nel libro che hai particolarmente amato scrivere?
Ce ne sono diversi. La rapina di via Osoppo (fatto realmente accaduto a Milano nel 1958), per esempio, è stata sicuramente la parte a cui ho dedicato più tempo per la ricerca dei documenti storici di quel periodo. Qui è nato il personaggio dell’ispettore Eugenio Cammarata, il Maigret siciliano che mi ha dato poi l’ispirazione per scrivere il seguito.
• Cosa ci dobbiamo aspettare da questa storia? Cosa volevi trasmettere?
È una storia che ci accompagna nella mente di un ex rapinatore, una persona che ha fatto determinate scelte perché obbligato dalle società in cui era cresciuto (le violente Napoli e Milano del secondo dopoguerra). La sua voglia di riscatto, che è ancora attualissima, ci aiuta a riflettere su quanto ci sia ancora da lavorare per recuperare i vecchi valori di un tempo. La memoria di cui parla il protagonista Gaetano nel corso del racconto viene descritta come:
– “Identità”: perché i ricordi ci connettono al passato plasmando ciò che siamo;
– “Guarigione”: perché i ricordi, anche quelli dolorosi, possono essere rielaborati e trasformati in forza;
– “Ponte”: perché i ricordi ci fanno voltare indietro per capire cosa siamo stati, cosa siamo e cosa vogliamo essere;
– “Responsabilità”: perché abbiamo il dovere di preservare i ricordi e cercare di trasmetterli agli altri.
• Questo è il tuo primo libro? Che emozioni hai provato dopo aver messo la parola “FINE”?
Questo è il mio secondo romanzo che come dicevo avrà un seguito. In realtà, e questo penso valga per tutti gli scrittori, si provano delle emozioni contrastanti: gioia e soddisfazione per aver portato a termine un progetto, ma anche un velo di malinconia e un senso di vuoto. Lasciare andare i propri personaggi, le ambientazioni che hanno fatto da sfondo alle loro avventure, è un po’ come separarsi da una parte di sé. Ma al di là di tutto questo, mettere la parola “fine” significa anche prendere consapevolezza di aver creato un’opera che resterà per sempre. È un viaggio che inizia con la prima pagina e si conclude con l’ultima, ma che continua a vivere nel cuore e nella mente di chi lo legge.
• Ci parli dei tuoi protagonisti?
Il protagonista, Gaetano Mennella, è il vecchio Corrado conosciuto al bar. Tutti gli altri sono frutto della mia fantasia. L’ispettore Cammarata, la moglie Emma, e uno degli amici, il numismatico Ernesto, avranno un ruolo decisivo nelle scelte che dovrà affrontare. Poi c’è l’infermiera Annie della casa di riposo in cui è ospite per la quale nutrirà un amore paterno, al punto da indurlo a “cercare la motivazione per rimanere in questo mondo ancora per un po’”. Sono convinto, da sempre, che le donne abbiano una marcia in più e che determinino, nel bene o nel male, le scelte più importanti che regolano la nostra vita. Potrei raccontare altro, ma rischierei di spoilerare troppo.
• Quanto c’è di te nel libro?
In un libro un autore riversa inevitabilmente una parte di sé, delle proprie esperienze, emozioni e pensieri. Questa storia racchiude in sé molteplici tematiche, tra cui la lontananza dalla famiglia, la nostalgia per le proprie radici, il senso di sradicamento è la difficoltà di adattarsi a un nuovo ambiente. Essendo cresciuto in una cittadina della provincia di Caserta e vivendo altrove, so bene quanto sia difficile. C’è sempre una parte di te in ciò che racconti, è inevitabile.
• Stai parlando a un lettore che ancora non ti conosce, perché dovrebbe leggerti?
Prima di essere uno scrittore emergente sono un instancabile lettore. In un mondo in cui ci sono più scrittori che lettori ho sempre cercato la storia giusta, quella che al termine ti fa riflettere, ti arricchisce, ti prende per mano e ti accompagna in un lungo viaggio interiore e che nessuna intelligenza artificiale potrà mai replicare o sostituire. Ecco, nel mio romanzo ho provato a mettere dentro tutto questo. Con una scrittura semplice e diretta, spero non banale, ho provato a esprimere emozioni autentiche. Non ho la pretesa di insegnare nulla, ma vorrei che i lettori alla fine del libro si sentissero più ricchi e più consapevoli di loro stessi e del mondo che li circonda.

Sono Arianna Venturino creatrice del blog onlybookslover.it
Promuovo autori e realizzo grafiche editoriali.