Intervista all’autore Luca Romanacci in merito al suo libro “È (un) brutto giudicare”.
TRAMA
Una storia di amicizia, di un passato ingombrante che torna dopo tanti anni e costringe i personaggi di questa vicenda a guardarsi dentro e a non cedere al vizio più brutto e più facile da prendere, quello di giudicare.
INTERVISTA
intervista
● Ciao e benvenuto su onlybookslover.it.
Parlaci del tuo libro “È (UN) BRUTTO GIUDICARE”
Buongiorno e grazie di questa opportunità.
Il libro racconta di un’amicizia che viene messa a dura prova da un passato ingombrante di uno dei due protagonisti. Un accadimento che intreccerà il passato con il presente e costringerà tutti e personaggi di questa vicenda a guardarsi dentro per capire se e come i loro rapporti potranno sopravvivere e vivere di un’energia nuova.
● Come è arrivata l’idea?
È nata da una conversazione che ho avuto con mio padre e nella quale rimasi molto sorpreso di come la persona a me più affine, più vicina, avesse una valutazione di un fatto diametralmente opposta alla mia quando io davo per scontato che il mio punto di vista fosse l’unico possibile. Da lì è scattato l’input per raccontare di quanto sia importante non dare niente per scontato e di come sia fin troppo semplice dare giudizi affrettati e superficiali.
● Ci spieghi come è nato il titolo? È arrivato prima o dopo la stesura?
È arrivato all’improvviso, era da un po’ che lo cercavo e poi, parlando con la mia compagna, ho detto questa frase che mi è sembrata subito perfetta. Ha una doppia valenza grazie alla parentesi. È brutto giudicare in generale, ma, come spesso accade, per l’essere umano è anche inevitabile e in questa vicenda dare un giudizio, una valutazione di quello che accade è molto difficile
● Giudicare è ormai all’ordine del giorno, pensi che si possa “combattere” questa frontiera?
È un esercizio morale molto difficile da attuare ma, come detto, credo che le persone si debbano proprio allenare su questo aspetto e cercare di capire che le azioni del prossimo sono spesso mosse da motivazioni sconosciute a chiunque se non alla persona stessa. Puntare il dito è fin troppo facile e, tutti nella propria vita, si sono abbandonati a facili pontificazioni su qualcosa o qualcuno. Ritengo che il primo passo, molto importante, sia la capacità dei genitori di educare i propri figli ad accettare difetti ed ostacoli delle persone e della vita in generale. Non è facile, certo, ma è la cosa più importante.
● Questo è il tuo primo libro?
Sì, la gestazione è stata lunga ma alla fine ce l’ho fatta. Da qualche mese ho iniziato a scrivere il secondo.
● Il genere Thriller ti ha sempre appassionato?
Mio padre è un lettore seriale, in casa dei miei genitori ci sono più di 5.000 libri quindi si possono trovare generi di ogni tipo ma sì, il thriller è quello che mi ha sempre appassionato di più insieme alle biografie.
● C’è un messaggio che volevi trasmettere con questa storia?
Io lavoro al pubblico e spesso sento persone con il segreto del mondo in tasca, che hanno le soluzioni per tutto e che si sentono migliori di chiunque. Ecco, sono un po’ stanco di questo modo di pensare. Credo che mettersi in discussione e fare un bagno di umiltà sia doveroso ed essenziale per poter convivere in una società.
● Un autore/autrice che ti sta particolarmente a cuore e perché.
Negli ultimi anni Donato Carrisi mi ha completamente assorbito, sia per i suoi personaggi, sia per la capacità di descrivere stati d’animo, paesaggi, emozioni. Mi calo nelle sue storie e leggo i suoi libri tutti d’un fiato.
● Stai parlando a un lettore che ancora non ti conosce, perché dovrebbe leggerti? Perché spero, e credo, di essere riuscito a trattare un argomento difficile e comune a tutti allo stesso tempo, con leggerezza e delicatezza. È una storia dove chiunque si può ritrovare e rapportarla alla propria realtà.

Sono Arianna Venturino creatrice del blog onlybookslover.it
Promuovo autori e realizzo grafiche editoriali.