Intervista all’autore Dario Balzaretti

Intervista all’autore Dario Balzaretti in merito al suo libro “MINOTAURO” prima e seconda parte.

TRAMA

Vercelli: l’aura di tranquillità cittadina è spezzata dalla scomparsa di una dodicenne. Il caso è affidato al commissario capo Alceste Pandolfini che, prossimo alla pensione e vedovo, vive la solitudine esistenziale in compagnia della sua pipa.
Invaghito di una donna che tutte le sere incontra in trattoria, sogna di riappropriarsi dell’esistenza e forse della felicità, ma tra vagheggiamenti d’amore e le difficoltà dell’indagine, si trova anche a dovere gestire un faticoso rapporto con il sostituto procuratore Aurelio Miccali, impegnato a costruirsi una carriera politica.
A condurre il gioco però è un individuo che si aggira per la città con il volto nascosto da un cappuccio mentre in questura sul tavolo del commissario Pandolfini iniziano a giungere messaggi anonimi con riferimento a un oscuro personaggio:
Minotauro.

INTERVISTA

  • Ciao e benvenuto su onlybookslover.it.
    Parlaci del tuo libro “MINOTAURO”!


    Ciao a tutti. Sono grato di avermi accolto su onlybookslover.it e di avermi offerto l’occasione di parlare del mio ultimo lavoro. Minotauro è un giallo (pubblicato in due volumi da Placebook publishing) in cui si parla di pedofilia e di malattia mentale. I personaggi sono uomini e donne della vita di tutti i giorni, che esprimono la loro quotidianità in modo semplice, tra afflizioni, amori, spesso contrastati e contrastanti. Tutto ciò mentre il male è in agguato, nascosto, invisibile. Ho cercato di ritrarre la vita di provincia il più fedelmente possibile. Il protagonista, il commissario capo Alceste Pandolfini, è un investigatore ordinario; niente di speciale, niente retroterra esistenziale con traumi ecc., come si legge dei protagonisti di molti romanzi gialli in auge.

Il mio intento è di dimostrare come il dolore, la sofferenza, la violenza, siano celati proprio nella normalità, non nell’eccezione. Del resto se andiamo a leggere le cronache ci accorgiamo che i delitti (in particolare i femminicidi) avvengano nel territorio della quotidianità, nella parvenza dell’usuale.

Anche nelle mie letture non mi piacciono gli eroi eccezionali, preferisco personaggi comuni, eroi invisibili, appunto come un commissario vedovo che cerca disperatamente di rifarsi una vita sentimentale e in procinto di approdare all’agognata pensione, se non fosse per il caso dei pedofilia destinato “a togliergli l’appetito”. Oppure il misterioso uomo incappucciato che si pone in agguato davanti alla scuola in cerca di una bambina “dagli occhi cielo”. L’esistenza è anche mistero.

  • Come è arrivata l’idea?

    L’idea di scrivere un romanzo giallo ambientato in una piccola città di provincia è nata dall’avere conosciuto la collana Città in giallo di Placebook publishing, la quale mi ha offerto l’opportunità di parlare di Vercelli, che mi è particolarmente cara in quanto città della mia gioventù. Perché Minotauro, una figura della mitologia antica? Perché io vedo nel genere giallo non solo un elemento di puro intrattenimento, come spesso è, ma la possibilità di trattare argomenti concernenti la vita sociale, nella fattispecie la pedofilia e la malattia mentale, che per alcuni aspetti richiama il mito greco.Mi piace il giallo che entra nella vita delle persone e soprattutto il giallo sociale; insomma offrire alla lettura delle storie che facciano riflettere.
  • Cosa ci dobbiamo aspettare dal tuo libro?

    Che cosa  aspettarsi dal mio libro? Intanto l’emozione di una lettura intrigante. Poi di conoscere personaggi che narrano la vita in una città di provincia come Vercelli, dove i rapporti sociali sono diversi dalla grande città. In una piccola realtà cittadina ci si conosce un po’ tutti; le relazioni sono strette e spesso celate all’evidenza, come avviene appunto nel romanzo, anche in ambito familiare. Nelle realtà sociali ristrette si manifesta ancora un certo tipo di perbenismo o la paura per il diverso (nel romanzo la denuncia verso un extracomunitario che desta sospetto in una anziana signora). E’ la vita nella regolarità delle nostre comunità, nelle quali spesso il male è presente, ma nascosto; tuttavia ineluttabile.
  • Questo è il tuo primo libro? Che emozioni hai provato dopo aver messo la parola “FINE” alla storia?

    Non è il mio primo libro. Non sono un esordiente. Ho scritto altri romanzi e saggi per altri editori (La Scuola: il malessere Italiani, Donata dalle onde e Delitto a scuola per  Nulladie editore, Unozuccone imperatore: vita di Tiberio Claudio Germanico per Eretica, sono solo i libri degli ultimi anni). Quando metto il punto finale a una storia mi rilasso, sgravandomi dalla tensione astrattiva che esige la scrittura.  E’ un po’ come tornare a casa dopo una vacanza piacevole con la soddisfazione, nel caso della scrittura, di avere raccontato una storia pronta per essere letta.
  • Come mai hai scelto di scrivere un libro di questo genere? Ti è sempre piaciuto?

    Mi diverte molto il genere giallo soprattutto nella “inventio” – uso il termine latino nella sua accezione di  “scoperta” – scrivere un giallo è scoprire l’animo dei personaggi che lo popolano, dare una dimensione spaziale nel contorno descrittivo dei luoghi. Solitamente un giallo lo scrivo in poco tempo, una volta scoperti appunto le situazioni, i moventi e i luoghi. Non programmo molto usando scalette o schede; mi piace lasciare che la storia nasca e si dipani spontaneamente; in questo, credo, consista il divertimento dello scrivere. Mi è sempre piaciuto raccontare storie, prima di tutti a me stesso, fin da quando ero un bambino. Ora le racconto anche per gli altri, nella speranza che qualcuno le legga.
  • Un autore/autrice che ti sta particolarmente a cuore e perché.

    Sono così tanti gli autori e le autrici che mi stanno a cuore che dovrei rispondere con delle intere paginate. Ma per amore di concisione dirò Dante Boccaccio, Verga, Pirandello, Deledda, Sibilla Aleramo, Pasolini, Buzzati, Bacchelli (l’immenso Bacchelli de Il mulino del Po, purtroppo oggi dimenticato); autori che ho scoperto durante gli anni di Liceo. Tra le scrittrici contemporanee la fantastica Ilaria Tuti e Michela Murgia. Tutti i grandi autori della Letteratura americana del ‘900 in particolare Hemingway e Steinback, di cui ho letto tutte le opere, John Fante,Twain ecc. Per quanto concerne il giallo ovviamente Camilleri, Simenon, Markaris e qui mi fermo…
  • Stai parlando a un lettore che ancora non ti conosce, perché dovrebbe leggerti?

    Il lettore che non mi conosce perché dovrebbe leggermi? Perché la lettura è scoperta e scoprire nuovi autori è una delle imprese più belle ed eroiche da parte del lettore. Poi perché scrivo in modo giornalistico (professione che ho svolto per sei anni), intendo dire in modo scorrevole e piano, anche se alcune volte i miei lettori dicono che uso un lessico elegante e piuttosto aulico. Ammetto che in parte sia vero. Mi pongo il proposito di blandire un po’ la Lingua italiana, oggi svilita dall’anglofilia imperante e comunque ritengo che anche il genere giallo (in Italia considerato da sempre come un sottogenere letterario, semplice narrativa di intrattenimento) abbia il dovere di trasmettere dei buoni modelli linguistici. Poi perché i miei gialli sono, come ho affermato, di carattere sociale, vogliono stimolare la riflessione su problematiche attuali, spesso trascurate dai media. Resto però sempre dell’idea che il lettore debba essere come l’Ulisse dantesco: andare alla ventura spinto dalla curiosità e dal piacere di vivere nuovi orizzonti nei personaggi che incontra.

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