Intervista all’autore Angelo Stramaglia

Intervista all’autore Angelo Stramaglia che ci parla del suo libro “Il cacciatore di anime”, disponibile su Amazon.

TRAMA

Dreamhole, due investigatori, Sam Lowell e Jim Norton, indagano sul ritrovamento del corpo della decima vittima di quello che sembra essere un serial killer diverso dal classico e banale maniaco da manuale di criminologia. L’omicida, infatti, lascia accanto alle proprie vittime dei foglietti con enigmi, scritti attraverso il codice De Vigenere. Per risolvere questi rebus “la strana coppia” chiede aiuto al professore Autier, docente universitario di storia medievale con l’ossessione del catarismo e la sua filosofia di vita, attitudini che si rivelano fondamentali per il prosieguo delle indagini.
Cosa si cela dietro il modus operandi di questo diabolico assassino? Oscuri demoni fanno ritorno dal passato di un antico casato, quello dei Delaude della contea francese di Aude, risalente al XIII secolo. Un viaggio nel tempo in cui passato e presente s’intrecciano per dar vita a un avvincente thriller ricco di colpi di scena e tragiche scoperte.

INTERVISTA

  • Ciao e benvenuto su onlybookslover.it.
    Parlaci del tuo libro “IL CACCIATORE DI ANIME”!


    Ciao, Arianna. Il mio lavoro, come solitamente accade quando scrivo, parte da una commistione di fatti realmente accaduti e finzione narrativa. La vicenda, che potrei definire un giallo – horror, ruota intorno allo sterminio di un movimento ereticale del Medioevo ad opera della Chiesa. Parlo del catarismo, diffuso soprattutto nella Francia meridionale, e sul quale fu apposta la parola “fine” con la presa della roccaforte di Montsegur nel 1244, benchè la storia dei catari in realtà sia perdurata sino ai primi del ‘300
  • Come è arrivata l’idea?

    L’idea è giunta attraverso la mia passione per il Medioevo e per la storia delle eresie, nello specifico. Più in generale, amo la storia. Sono laureato in archeologia e non avrei potuto non amarla, direi.
  • Ci spieghi come è nato il titolo? È arrivato prima o dopo la stesura? Richiama la storia?

    Il titolo è nato dopo diverso tempo. Praticamente, al termine della stesura della vicenda. Originariamente, avevo pensato ad un titolo diverso. Avrebbe dovuto intitolarsi “Senza croce”. Poi, di comune accordo con la casa editrice, abbiamo optato per il titolo “Il cacciatore di anime”. Mi sembrava che l’altro titolo fosse piuttosto “vago”, benchè anch’esso potesse richiamare la vicenda narrata nel libro, poiché gli eretici catari furono anche soprannominati dai loro persecutori, “senza croce”, a causa delle loro particolari credenze, ovviamente condannate dalla Chiesa, circa la figura di Cristo e la crocefissione
  • C’è un evento nel libro che hai particolarmente amato scrivere?

    Sicuramente sono legato alla descrizione del crollo della rocca di Montsegur e a quella degli stati d’animo degli assediati, i quali, dopo un anno capitolarono finendo sul rogo
  • Cosa ci dobbiamo aspettare da questa storia? Cosa volevi trasmettere?

    La cosa interessante di questa storia, almeno a mio modesto parere, è che la narrazione si svolga su due piani temporali diversi. Narro difatti due vicende. Una si svolge ai giorni nostri, in una immaginaria cittadina statunitense, dove un serial killer si accanisce esclusivamente su donne in stato di gravidanza, accanto ai cui corpi lascia un enigmatico messaggio scritto in codice. Unici elementi ad accomunare le vittime sono l’età e il numero di lettere che compongono i loro nomi e cognomi. L’altra vicenda invece, si svolge nella Francia del Sud, all’epoca della crociata anti-catara indetta da papa Innocenzo III, dove incontreremo un giovane rampollo aristocratico, figlio di uno sterminatore d’eretici, il quale si unirà ai fuggiaschi catari, dopo aver assassinato, in preda ad un raptus, la donna che amava. Nel corso della vicenda si scoprirà una sorta di fil – rouge che lega queste due vicende lontane nel tempo e nello spazio e questi due personaggi. La risposta sarà racchiusa in un evento ancora più remoto, la presa della città di Antiochia nel 1099, ad opera dell’esercito crociato. Essenzialmente, come scrivo nelle righe di presentazione del mio lavoro, esso è dedicato a tutti coloro che sono stati, e sono tuttora, perseguitati per la loro fede, qualunque essa sia. Fondamentalmente, mi piacerebbe che della storia narrata sia colto il senso di un invito alla tolleranza e al rispetto reciproco, pur nelle diversità
  • Questo è il tuo primo libro? Che emozioni hai provato dopo aver messo la parola “FINE”?

    No. Benchè sia stato scritto per primo, in realtà è stato il secondo ad esser pubblicato. Il mio primo libro pubblicato, tuttavia scritto dopo, è stato “L’ultimo pontefice”, le cui vicende ruotano intorno al Cronovisore di padre Ernetti, le profezie di San Malachia e Nostradamus. Terminare questo mio secondo libro è stato sicuramente emozionante, anche perché il processo di stesura è stato decisamente più lungo e complesso, rispetto a “L’ultimo pontefice”. Pensavo di non riuscire a porvi mai la parola “fine” ma, dulcis in fundo, ci sono riuscito
  • Quale genere leggi di solito? Hai delle preferenze o ti piace variare?

    Solitamente non leggo molta narrativa, per quanto strano possa sembrare, tenuto conto che sono al momento impegnato con la stesura del mio terzo romanzo, le cui vicende ruotano intorno al mistero della tomba di Pilato, che una suggestiva leggenda vuole sia ubicata proprio qui in Italia, presso l’omonimo lago, nel parco dei monti Sibillini, ai confini tra Umbria e Marche. Diciamo che, ad onor del vero, preferisco la saggistica alla narrativa. Non sarà tuttavia un caso, credo, che ami autori splendidi, a mio parere, e che sono stati in primis dei grandi saggisti e studiosi, prestati alla narrativa. Due nomi, su tutti: Tolkien ed Eco
  • Stai parlando a un lettore che ancora non ti conosce, perché dovrebbe leggerti?

    Perché credo che le vicende narrate siano interessanti e in grado di gettare nuova luce e da un’angolazione diversa da quella alla quale siamo stati abituati nei libri di storia. Una sorta di rilettura degli eventi che tenga conto anche e soprattutto del punto di vista dei “perdenti” che, si sa, non sono mai coloro che alla fine “fanno” la Storia, la quale è sempre frutto e prodotto dei “vincitori”, con tutte le conseguenze e le “distorsioni” del caso

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