Intervista agli autori di “In extremis”

Intervista agli autori di “In extremis” un libro storico molto originale e particolare scritto a 6 mani.
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Intervista agli autori di "In extremis"

1. “In Extremis” è stato scritto a 6 mani, la prima domanda che mi pongo e che credo si possano porre molte persone è la seguente: Come si gestisce la scrittura di un libro a 6 mani?

In realtà, non lo sappiamo. In buona parte, soprattutto all’inizio, abbiamo improvvisato e man mano che il lavoro procedeva ci siamo dati struttura e metodo. Non siamo certi, nel nostro piccolo, che esista un modo “più giusto” per gestire un romanzo scritto da tre autori differenti. Noi abbiamo scelto una strada e, seguendola, ci ha portato a questo risultato. In realtà, per strutturare la fabula e l’intreccio, o comunque il romanzo in generale, ci siamo mossi all’unisono, quasi come se fossimo una persona sola: ci confrontavamo sulle varie possibilità, chi aveva avuto un’idea la spiegava agli altri e così via. A volte trovandoci fisicamente tutti insieme, accompagnati da una buona dose di ilarità, altre volte semplicemente attraverso telefonate che potevano essere fulminee o di ore.

2. Come è arrivata l’idea di un libro storico con una narrazione particolare come questa? Vediamo appunto che ogni capitolo ricomincia dall’inizio e si conclude nel capitolo stesso.

La struttura di In Extremis è uno dei punti rimasti invariati fin dal principio. Già nella primissima stesura tutti i capitoli (che all’inizio erano sette e non otto) erano il rispettivo punto di vista di uno dei protagonisti e all’inizio di essi, la vicenda riprendeva dal principio. L’idea, tra le altre cose, è nata dalla volontà di raccontare la storia dei protagonisti in un modo che non solo non fosse canonico, ma che desse spazio a loro in quanto uomini e non solo alle loro azioni di soldati. Volevamo parlare dell’umanità dietro ai mercenari dando una visione il meno possibile stereotipata, allontanandoci dal mito del cavaliere eroico senza macchia e senza paura. Questo ci sembrò un modo interessante per porre l’attenzione su caratteri che visti da fuori potrebbero essere quasi piatti, finti, come quelli di alcuni eroi incorruttibili, ma che raccontati dall’interno possono forse apparire più interessanti, sfaccettati e a volte perfino in contrasto tra loro.

3. Quanto lavoro c’è dietro alla costruzione di questa trama?

Il lavoro più gravoso non è stato per la trama, ma per la struttura del romanzo. Se ci pensate, la trama, dal canto suo, è relativamente semplice: otto mercenari che combattono contro un nemico al di là delle loro possibilità per salvare una donna e la sua famiglia dall’Inquisizione. Ovvio, negli anni subì varie modifiche e anche qualche stravolgimento importante, ma il concetto di base è rimasto piuttosto intatto. Anche perché la vicenda non era per noi il fulcro principale del romanzo: per noi è quasi più importante il modo in cui abbiamo scelto di raccontare questa storia.

4. Come vi organizzavate per scrivere? Avevate ognuno una parte? Ognuno un personaggio di cui occuparvi?

Esattamente. Iniziammo da Cesare, nonostante sapessimo già che, qualunque cosa fosse successa, sarebbe stato l’ultimo capitolo. Lo dividemmo in tre parti e ognuno di noi ne scrisse una. Oggi ci interroghiamo spesso su quanto non sia stata la più brillante delle idee. Superato Cesare ognuno di noi scrisse due capitoli e arrivammo al totale dei sette stabiliti. Alla fine, durante una nottata di lavoro, ci rendemmo conto che serviva un prologo, qualcosa che introducesse la vicenda, scatenando poi la missione che i personaggi sono chiamati a compiere. Così nacque il capitolo di Fabio, scritto interamente da uno di noi e che abbiamo posto in testa al romanzo.

5. “In Extremis” è un progetto storico e particolare, mi chiedo, sarà l’unico di questa tipologia?

No. Siamo già all’opera per realizzare una raccolta di racconti brevi con protagonisti gli otto mercenari di In Extremis. Non vogliamo svelare troppo, anche perché ci sono alcuni aspetti ancora da definire, però possiamo dire che la raccolta avrà una struttura più “classica” anche se sotto certi aspetti lo stile sarà comunque un vicino parente del romanzo.

6. Cosa dovrebbero sapere i lettori che vogliono approcciarsi alla lettura del vostro libro?

Crediamo sia importante, almeno per alcuni lettori, sapere dal principio che non dovranno aspettarsi una classica narrazione lineare. Fatta questa premessa, come abbiamo voluto spiegare nelle poche righe di introduzione nelle prime pagine del romanzo, vorremmo che i nostri lettori siano consapevoli del fatto che In Extremis è prima di tutto un romanzo di narrativa storica che percorre le vicende di otto personaggi che, prima di ogni cosa, sono uomini comuni. Questi otto protagonisti non vogliono solo raccontare la loro storia, ma vorrebbero mostrarla, quasi farla vivere, attraverso uno sguardo che non fa nemmeno finta di essere oggettivo.

7. C’è stato qualche punto in cui vi siete trovati in disaccordo o in difficoltà?

In realtà, forse questa è stata una delle poche cose che non è mai successa. Abbiamo discusso su come sarebbe dovuta essere una cosa piuttosto che un’altra, certo, ma nulla di più. Tutti e tre ci conosciamo da molti anni e questo ha di certo aiutato a trovare punti d’incontro, quando era necessario, e ci ha permesso di condurre discussioni pacifiche senza farci venire la tentazione di accoltellarci a vicenda.

8. I cavalieri sono stati ispirati da qualche cavaliere del passato realmente esistito oppure avete creato voi i personaggi con la vostra fantasia?

Tutti i personaggi del romanzo sono del tutto frutto della nostra immaginazione. Per l’idea che avevamo avrebbe avuto poco senso ispirarsi a un personaggio esistito o anche solo leggendario: volevamo che i nostri protagonisti fossero persone comuni, potrebbero essere chiunque. Potremmo sbilanciarci nel dire che, almeno per alcuni aspetti estetici e qualche dettaglio caratteriale, ci siamo molto liberamente ispirati a persone di nostra diretta conoscenza.

9. Se doveste dire ai lettori che non vi conoscono il perché dovrebbero leggere il vostro libro, cosa direste?

Ciò che potremmo dire ad un lettore che non ci conosce, forse non è poi così diverso dalla premessa che faremmo ad un lettore che già è interessato alla lettura o in procinto di iniziarla. Se da un lato ci teniamo a precisare che non ci si deve aspettare una lettura lineare con uno stile – se così si può chiamare – o una narrazione tipica di questo genere letterario, dall’altro è anche quello su cui puntiamo, è quello che diremmo per cercare di incuriosire un nuovo lettore. Ci piace descrivere In Extremis come una romanzo che racconta una vicenda antica in modo moderno. Una sorta di piccolo anello di congiunzione tra più stili narrativi. In ultimo diremmo che abbiamo cercato di realizzare un romanzo che potesse essere apprezzabile anche dai non fanatici del genere storico perché ci tenevamo di più a raccontare l’uomo dentro all’armatura, che non l’armatura stessa.

10. Vi piacerebbe avere altri progetti a cui lavorare insieme?

Stiamo già lavorando ad un altro progetto insieme che darà spazio ai protagonisti di In Extremis sotto un’altra luce. Poi si vedrà. Abbiamo vite lavorative molto diverse; solo uno di noi, Lorenzo, è addentro a questo mondo, oltre a quello del video e della fotografia, anche da un punto di vista professionale. Simone e Matteo sono in tutt’altro ambito. Nondimeno non mancano le idee, anche comuni, e il desiderio di portare avanti altri progetti insieme.

Vi ringrazio per la partecipazione e vi faccio un grande in bocca al lupo!

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