Intervista ad Antonella Di Luoffo

Eccoci oggi con l’intervista ad Antonella Di Luoffo, autrice di “il cuore di Frankenstein” disponibile a QUESTO LINK.

 

Intervista ad Antonella Di Luoffo

Ciao Antonella e benvenuta su onlybookslover.it

 Raccontaci come è nata l’idea di questa storia
La storia è nata da un’idea, una specie di insight che mi venne a 18 anni, poco dopo aver terminato la lettura del romanzo di Mary Shelley.
Frequentavo la quarta superiore e avevo trattato da poco il genere gotico in letteratura inglese.

Quanta preparazione c’è dietro?

Bè, abbastanza.
Pur se il fulcro della storia è  stato frutto di un’intuizione, prima di cimentarmi nella scrittura del romanzo ho intrapreso, innanzitutto per passione e poi, per scoprire e comprendere il mio stile di scrittura, una lettura di romanzi variegata nei generi che include non solo il gotico (che comprende quindi tutti gli autori classici da Shelley a Walpole, a Maturin, per citarne alcuni), con i suoi sviluppi successivi, horror, thriller, giallo e noir (da Poe a Lovecraft a Barker) ma anche altri, da quello introspettivo di Dostoevskij a quello onirico e fantastico di Saramago (faccio riferimento in particolare a Le intermittenze della morte e a Cecità).
Modelli di riferimento italiani sono stati i romanzi di Eraldo Baglini e di Antonella Ossorio.
La mia formazione e la lettura della mitologia classica mi hanno aiutata a trasmettere i messaggi pedagogici e simbolici alla storia.

Sei sempre stata affascinata da Frankenstein?
Posso dire che ancora oggi è il romanzo che amo di più.

Il tuo libro è una piacevole lettura in quanto sembra esattamente il seguito del libro originario di Frankenstein, era questo il tuo intento iniziale?
La mia intenzione era quella di far riemergere ciò che successivamente è stato perso del romanzo originario, cioè il mondo emotivo e psicologico dei personaggi, in particolare di Victor Frankenstein e del suo demonio.
Ovviamente reinterpretato dal mio punto di vista.

Raccontaci come mai hai scelto il titolo “il cuore di Frankenstein”.
Il cuore è l’elemento centrale della storia che racconto, sia nel senso di organo che in quello di sede delle emozioni umane.

 C’è qualche altra opera antica di cui ti piacerebbe scrivere? Se si, quale?
A quindici anni mi aveva appassionato il mito di Gilgamesh, ma non credo che potrei ora riprenderlo.

Qual è stata la parte più difficile nello scrivere questo libro?
In realtà non c’è stata una parte difficile nello scrivere.
E’ stato tuttavia un lavoro impegnativo, proprio perché, pur avendo tutta la storia in mente, mi ci è voluto tempo per costruire un mio stile di scrittura, un mio linguaggio per portarla alla luce.

Parlaci dei tuoi progetti futuri, stai scrivendo altro?
Collaboro da diversi anni con il magazine on line psicolab.net, dove ho pubblicato articoli pedagogici sulle tematiche attuali legate all’ambito psicologico, sociologico ed educativo.
Ho intenzione di riprendere un lavoro di ricerca sulla Resistenza e le donne che ho “congelato” per concludere il romanzo.
La mia scrittura ha diversi obiettivi.
Nel caso del romanzo,  ho voluto raccontare una storia che mi piaceva, che amavo.
Nel caso della scrittura sulla Resistenza, la speranza è quella di ricordare, di non dimenticare.

Un genere che non scriveresti mai e uno invece che ti piacerebbe sperimentare?
Non so.

Se dovessi consigliare il tuo libro ai lettori, cosa gli diresti?
Direi che il romanzo, oltre a essere un libro gotico, fantastico è molto introspettivo e delinea appena alcuni aspetti, luoghi e personaggi, lasciando libero il lettore di costruirsi scenari, ambientazioni e protagonisti. Per questo può essere non un solo libro, ma mille libri.

Grazie per il tuo tempo Antonella!

 


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