Intervista ad Angelina Pettinato

Intervista ad Angelina Pettinato autrice del libro “Con gli occhi del cuore”.

TRAMA

Si dice che l’essere umano sia un albero tra alberi e che per poter espandere la sua chioma debba curare le sue radici. “Con gli occhi del cuore” è un romanzo genealogico che attraversa ben cinque secoli, dal 1500 ai giorni nostri: entra nei meandri dell’anima attraverso la tessitura oracolare, ne svela i misteri e ne cura le ferite guarendo i singoli personaggi e i loro rami familiari. Un amore ostacolato dall’odio urla nei secoli per trovare giustizia e lo fa attraverso telai, terremoti, alberi di gelso e racconti dimenticati. E’ oltrettutto un percorso di pacificazione che parte dall’assunzione di responsabilità personale: i protagonisti passano attraverso di essa per poter guarire e vivere in quanto esseri senzienti, capaci di esprimere i loro sentimenti e realizzare le proprie aspirazioni e vocazioni più intime. Angelina Pettinato rievoca un evento catastrofico, il terremoto che colpì la Calabria nel 1783, per risvegliare la memoria e l’identità e richiamare il lettore a riconoscere le sue radici in un’ottica di futuro costruttivo e alchemico.

INTERVISTA

  • Ciao e benvenuta su onlybookslover.it.
    Parlaci del tuo libro “CON GLI OCCHI DEL CUORE”!

CON GLI OCCHI DEL CUORE è un viaggio spirituale. Ogni personaggio è una parte del Sé che chiede di essere ascoltata, compresa e integrata. I secoli attraverso i quali si dipana la storia sono sguardi lenti e lunghi su come un essere umano possa sviluppare il suo talento. Dà l’avvio Adelaide, consapevole del suo ruolo e della sua arte. In qualche modo sacerdotessa e, quindi, custode del fuoco sacro della sua interiorità. Lei tesse e la tessitura diventa la metafora attraverso la quale imparare a cogliere e interpretare i segnali dell’esistenza sia nella forma di segni che nella forma di sintomi. La difficoltà a chiudere i cerchi, la difficoltà a gestire la frustrazione del No, la difficoltà ad assumersi la responsabilità dei propri sentimenti diventano delle “sotto-trame” da comprendere. Ecco perché un tempo narrativo molto lungo e tanti personaggi da conoscere, osservare e seguire lungo il loro cammino di riconoscimento del Sé.

 

  • Come è arrivata l’idea?

C’era da parte mia un intenso desiderio di rimettermi a scrivere. Ed in genere questo mi accade quando ho bisogno di elaborare e integrare esperienze difficili per me da digerire. La scrittura è nata dopo un intenso lavorio interiore guidato da un profondo disagio che sentivo dentro di me e la difficoltà ad accettare ciò che era accaduto, ed in seguito scoprirò, anche quello che doveva accadere. Nell’Introduzione scrivo che pensavo di raccontare una storia romantica e poi mi sono ritrovata a narrare la storia di un amore infinito, quello che davvero rompe le barriere dello spazio e del tempo. Questo romanzo è dedicato principalmente a mia madre, che dopo averlo letto in bozza e avermi detto che fosse un vangelo, ha lasciato il suo corpo e si è trasformata in pura Luce, lasciandomi il compito arduo di coltivare la fiducia incondizionata nell’Invisibile, nell’Uno che Battiato direbbe, si trova al di sopra del bene e del male. La voce di mia madre, ho scoperto poi dopo durante l’elaborazione di questo dolore, è quella di Palma e della sua necessità di narrare il passato per liberarsi dei nodi indigesti e proseguire nel presente con una tessitura consapevole e orientata all’evoluzione.

 

  • Cosa ci dobbiamo aspettare da questa storia?

Difficile rispondere a questa domanda. Le aspettative sono sempre molto soggettive e legate al proprio sistema di valori e convinzioni. Da scrittrice della storia potrei dirti che è stato catartico perché ho dovuto confrontarmi con “gli angeli e i demoni” del mio Sé potendoli poi integrare gradualmente, trasformandoli in un unicum.

Da lettrice, potrei dirti che ho preso coscienza, ho raggiunto un livello di consapevolezza più profondo di come funzioni l’interiorità dell’essere umano e di quanto le sue narrazioni interne creino la realtà esterna. I livelli di elaborazione sono diversi. Può tanto essere la lettura di una storia d’amore riscattata quanto la narrazione di come evolva una personalità, attraverso i personaggi del Sé (coraggio, codardia, amore, odio, pazienza, impazienza, frustrazione, appagamento, rigidità, flessibilità, intuito, istinto, ragione, sentimento, orgoglio, dignità, conoscenza). In questo sono chiaramente molto ispirata e influenza dalla mia professione di psicoterapeuta.

 

  • Che emozioni hai provato dopo aver messo la parola “FINE” alla storia?

Ho pianto. Ho provato la gioia di chi porta a compimento un’opera dentro di Sé. Ho provato soddisfazione e poi anche un po’ di malinconia. Ed anche, la liberazione. Qualche mese dopo, ho scoperto che la FINE coincideva con “mia Madre che andava”, è lì che ho sentito che tutto si era compiuto per quella storia e che iniziava in quel preciso momento di inteso dolore e incontrollabile disperazione, una nuova tessitura della mia vita. Da quel momento, tra una lacrima e un’altra mi facevo ancora più presenza e ascoltavo “i rumori del telaio” dentro di me, guardando alla quotidianità con uno sguardo totalmente diverso e sempre meno attaccato al passato. Poco dopo la vestizione di mia Madre (pensa che questo gesto è chiaramente descritto in Con gli occhi del cuore), sono uscita fuori casa e dentro di me ho parlato con Lei. Le ho detto: “mamma, io ti prometto che farò la brava. Tu però inviami ogni giorno un segno”. E Lei lo fa continuamente, ogni giorno. È lì mentre io continuo a guardare Con gli Occhi del Cuore e do’ senso e ragione di questo romanzo genealogico, che integra il passato orientando in modo consapevole al Presente.

 

  • Come è arrivata la scelta del titolo? Cosa volevi trasmettere con esso?

I titoli dei miei libri arrivano all’improvviso. Spesso prima che io inizi a scriverne il contenuto. Con gli occhi del cuore è un atteggiamento alla vita. Il cuore è un organo indipendente, ha una sua elettricità ed intelligenza. È l’unico a dare i suoi “comandi al cervello”. Li riceve da esso ma anche li invia. Ecco che questa loro relazione è alla pari. La loro reciprocità rappresenta la metafora biologica più potente, dal mio punto di vista, su cosa significhi vivere una relazione sana, pulita, autentica. Nessuna sottomissione, nessuna dominanza. Solo collaborazione restando comunque forze ben definite. Quando si è troppo cerebrali o troppo sentimentali si cade nella rigidità, nell’eccesso. Quando, invece, c’è equilibrio tra le parti, si crea quella fluidità di pensiero, emozione e azione che ti permette di godere appieno della vita e di tutti i suoi infiniti istanti. Da psicoterapeuta, la relazione basica da coltivare in tal senso è quella con sé stessi.  Più coltiviamo dentro, più riusciamo a coltivare fuori in una contemporaneità che rende la propria vita, certamente sfidante, ma decisamente stimolante e evolutiva.

Chi guarda con gli occhi del cuore è una persona che si ascolta ed ascolta, che osserva e si osserva. “Gli occhi” sono la porta del cervello, e il cuore è la consapevolezza con la quale guardiamo.

 

  • Un autore/autrice che ti sta particolarmente a cuore e perché.

Amo Jane Austen e Marguerite Yourcenar. Mi piace il modo in cui narrano l’animo umano. La semplicità della loro scrittura di concetti complessi è disarmante, almeno così è per me. Non faccio fatica a comprendere i diversi livelli della loro narrazione e riesco a cogliere i vari metamessaggi che stanno dietro alle loro parole.

 

  • Pensi che la scrittura possa essere liberatoria per l’anima?

Mi occupo di scrittura terapeuta. Sono una psicoterapeuta e la mia attività è tutta imperniata sulla narrazione dell’interiorità. La scrittura è catartica. Cauterizza le ferite, apre scenari immaginativi, spinge oltre le colonne di Ercole, accompagna nell’ignoto e scioglie i nodi “mal fatti”, annodando meglio quelli che, invece, sono necessari alla tessitura dell’esperienza.

La scrittura permette di operare direttamente sul sistema di convinzioni e di ristrutturare tutto ciò che a livello cognitivo, emotivo e spirituale ostacola il cammino. È molto bello quando arriva l’Eureka dopo un processo di scrittura e rilettura consapevole. È un processo di pura Spiritualità.

La scrittura è un ascolto attivo del proprio sentire, come la lettura. Sono strumenti potenti per esercitare il proprio libero arbitrio, potenziare la propria capacità di navigare tra gli eventi dell’esistenza, imparando ad attraversare le diverse tempeste, ma anche a godere dei tanti momenti di quiete che “il mare della vita” dona ad ognuno di noi.

 

  • Stai parlando a un lettore che ancora non ti conosce, perché dovrebbe leggerti?

Anche questa domanda è difficile. Non saprei dirtelo. Io leggerei questo romanzo per viaggiare nel Sé attraverso le metafore che vi sono dentro. Lo leggerei per comprendere come si chiudono i cicli attraverso la presa di coscienza, lasciandosi stupire anche dalla potenza di azioni molto semplici ma capaci di cambiare il corso della propria esistenza. Molte persone aspettano il “grande evento”, il “grande segno” per decidere di cambiare e immaginano il cambiamento come possibile solo se si compiono “imprese eroiche”. A volte, invece, basta una parola, un gesto o un’azione e tutto cambia molto velocemente. Ed in questo caso, per molti diventa difficile accettare che stia accadendo e che stia accadendo in quel modo e non in un altro. Possibile che basti partecipare ad un seminario per aprire le porte? Possibile che basti cambiare alcune abitudini per sciogliere dei noidi? Possibile? Si, possibile.

Lo leggerei per dare spazio agli angeli e ai demoni che abitano la nostra interiorità e cercano di insegnare l’integrazione delle esperienze e l’attraversamento coraggioso di qualsiasi tempesta ci si trovi ad affrontare. Lo leggerei per pacificarsi con il passato e per trovare quel filo sottile ma potente che ci lega alla nostra storia personale e, ci rende, scrittori consapevoli e attenti del nostro esistere.

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