INTERVISTA A MARTA ARVATI

Per onlybookslover.it si presenta MARTA ARVATI

Nata il 10 dicembre 1977 a Verona (VR), diplomata a pieni voti al liceo scientifico, ha alle spalle un percorso di studi che comprende materie come paleografia, glottologia, filologia, storia della lingua italiana, storia del teatro e dello spettacolo, legate alla passione per la parola e la scrittura nelle sue svariate forme. Altra sua grande passione è il disegno, nel quale ha imparato da sola a destreggiarsi prediligendo lo stile dei manga e i ritratti. L’amore per i manga e gli anime l’ha poi portata a studiare la lingua giapponese, complessa ma estremamente affascinante. Tra le letture preferite è sicuramente da includere “Il profeta” di Kahlil Gibran.
Alcune sue poesie sono state inserite in una raccolta di autori contemporanei dal titolo “Riflessi”, della casa editrice Pagine, mentre il suo primo romanzo, “L’inverno nei suoi occhi”, è stato pubblicato nell’agosto del 2017 dalla Collana Floreale (PubMe). Il secondo romance, “La lunga strada di Sara”, è uscito a marzo 2018 sempre con la Collana Floreale (PubGold), seguito ad agosto dalla spin-off “Chiave di violino”


– Ti sei mai cimentata in altri generi?

In verità, non ho scritto solo romance, ho scritto anche dei fantasy, che però al momento non sono ancora stati pubblicati. Questi sono i due generi in cui mi rispecchio meglio, sono “nelle mie corde”, benché io non ami dare delle definizioni nette alle mie storie, perché alla fine sono tutte, come le chiamo io, degli “spaccati di vita”


– Il tuo autore preferito?

Io ho sempre amato Jane Austen, ma il mio libro preferito è “Il profeta” di Khalil Gibran.


– La tua scrittura si ispira a qualche scrittore in particolare?

A dire il vero no, anche se sicuramente il mio stile risente di svariati influssi, compreso quello della poesia. Amo la parola in tutte le sue forme ed espressioni, e negli anni, oltre ad aver affrontato studi di linguistica, storia della lingua, filologia, ho cercato di crearmi un mio personale modo di scrivere, che è tuttora in continua evoluzione perché mi piace sperimentare e tentare nuove strade anche sulla scorta dei consigli che mi sono stati dati.


– Quanto tempo dedichi alla scrittura?

Non quello che vorrei, purtroppo. Lavoro a tempo pieno in uno studio notarile, dal lunedì al venerdì. Riesco a scrivere alla sera o in pausa pranzo. Poi magari sfrutto i giorni liberi, ovviamente combinando la mia passione con i vari impegni che tutti abbiamo


– Come arriva l’ispirazione?

Arriva quando meno te l’aspetti, e di solito nel momento meno opportuno, quando magari non posso mettermi a scrivere. Allora mi appunto le idee sulla prima cosa che mi capita a tiro (postit, scontrini, biglietti del bus, fogli riciclati…) e poi ci lavoro appena posso

– Da quanto tempo scrivi?

Scrivo da quando ero ragazzina, dalle scuole medie più o meno. Mi è sempre piaciuto fantasticare, inventare storie, e a un certo punto ho sentito il bisogno di fermare quelle mie fantasie per non dimenticarle. E poi, essendo io di indole piuttosto timida, ho trovato nella scrittura un mezzo perfetto per comunicare, per esprimermi.


– Come hai iniziato?

Ho iniziato abbozzando le storie che mi immaginavo per lo più sotto forma di dialoghi e brevissimi raccontini. Poi ho continuato lavorando sul mio stile ed è nato il primo tentativo di romanzo, una sorta di young adult un po’ scarno. Con gli anni, e continuando a scrivere, anche poesie, sono nati i miei romanzi, che hanno avuto mille revisioni.


– Ti occupi di altro nella vita?

Nella vita lavoro in uno studio notarile. Un’altra mia passione è il disegno. E poi sto studiando giapponese, essendo io un’amante degli anime e manga


– Stai già lavorando su qualche altro libro?

Ho appena finito di scriverne uno, un fantasy romance, al momento in valutazione presso la casa editrice. Poi ho già un altro contratto firmato con la Collana Floreale (con la quale ho pubblicato finora), e altri due inediti che ho scelto di destinare a dei concorsi.


– Cosa ne pensi del mondo dell’editoria?

Che è un mondo difficile, nel quale non è semplice farsi conoscere: prima perché era nelle mani di grandi case editrici che non consideravano troppo gli autori emergenti, ora perché è fin troppo aperto e tutti pubblicano. Da un lato è positivo che non ci sia più il predominio delle grandi case editrici, esistono tante realtà più piccole che lavorano bene e si stanno facendo conoscere, dando spazio ad autori nuovi. Anche il self è una buona opportunità, ma sono dell’idea che si debba valutare bene prima di pubblicare un libro, non è una cosa da prendere alla leggera, bisogna curare l’editing, l’impaginazione, la grafica, oltre alla storia. È un lavoro, non solo una passione, perché comunque si offre un prodotto che la gente paga, e questo prodotto deve essere valido. Che poi piaccia o meno, è un altro discorso, in ciò subentra anche il gusto personale.

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