Intervista a Clara Cerri

Buonasera lettori, seconda intervista di oggi.

Vi presentiamo CLARA CERRI

 

Clara Cerri è una donna che ha studiato molto, appassionata di storia e di musica, ancora divisa tra ambizioni e sentimenti nonostante le mazzate che ha preso dalle une e dagli altri. Sfrutta la sua fantasia non per creare mondi alternativi ma per spiegare a suo modo la vita com’è, per guardare sotto la pelle degli eventi e delle persone. Ama leggere tutti i generi, dagli autori classici agli emergenti, e organizzare presentazioni, eventi culturali e concorsi letterari in collaborazione con il Circolo letterario Bel-Ami di Roma.
Ha pubblicato due romanzi: Dodici posti dove non volevo andare (ed. Lettere Animate) e Lettere fra l’erba (ed. Chi Più Ne Art), oltre a racconti sul web e su varie antologie. Ha curato le antologie Come vi siete conosciuti? e I morti non galleggiano per la Bel-Ami Edizioni e ne ha scritto la prefazione.

 

 


Ti sei mai cimentata in altri generi?

Non ho un genere preciso: i libri che ho pubblicato finora sono di narrativa, certo il tema sentimentale prevale, specie nel secondo (Lettere fra l’erba), ma non sono un’autrice di romance nel vero senso della parola. Nei racconti spazio maggiormente, per esempio ho pubblicato un racconto di fantascienza nella raccolta edita da Cultora.

Il tuo autore preferito?

Ne ho tanti, perché leggo molto e veramente di tutto.

La tua scrittura si ispira a qualche scrittore in particolare?

Quando ero ragazza sognavo di scrivere come Italo Calvino (un po’ come tutti, credo) ed ero molto attratta dallo stile di autori sudamericani come Marquez o Isabel Allende. Sicuramente sento attrazione per gli autori ricchi di fantasia, come Charles Dickens, per parlare di autori del passato, o Stephen King e Neil Gaiman per parlare di autori contemporanei. Ma apprezzo anche chi lavora soprattutto sullo stile, sulla psicologia dei personaggi. Forse per quello che riguarda lo stile l’autrice della mia generazione che sento più vicina è Banana Yoshimoto.

Quanto tempo dedichi alla scrittura?

Dipende se ho un lavoro o no. Al momento ce l’ho (oltre ad avere una casa e una famiglia), e quindi la scrittura deve accontentarsi del tempo che mi resta. Proprio per non rischiare di lasciarla da parte, quest’anno mi sono iscritta a due laboratori di scrittura e quindi sono costretta a fare “i compiti”.

Come arriva l’ispirazione?

Il più delle volte da un’immagine che mi si forma nella mente, il volto di un personaggio. Talvolta traggo ispirazione da una canzone. Molto spesso prima di scrivere metto in scena nella mia testa quello che accade: il mio scopo è farlo vedere anche al lettore, e quando un lettore mi dice che ci sono riuscita sono molto contenta.

Da quanto tempo scrivi?

Da quando ho imparato a scrivere, perché già amavo molto le storie.

Come hai iniziato?

Con una favoletta su una principessa che era obbligata a sposare un principe che non voleva e scappava con l’aiuto delle sue amiche. Ero già molto anticonformista. Dal liceo in poi ho provato a scrivere romanzi, ma mi arenavo immancabilmente. Dopo il dottorato, ho finito il mio primo romanzo, “Lettere fra l’erba”, che è uscito per secondo. Il mio primo libro, “Dodici posti dove non volevo andare”, è invece frutto di un corso di scrittura del Fondo sociale europeo ed è più “sperimentale”.

Ti occupi di altro nella vita?

Insegno all’università come precaria, e mi occupo di divulgazione nel campo delle letterature e delle religioni dell’antico Oriente.

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