Esce oggi “LA FELICITÀ NON VA INTERROTTA”

Esce oggi “LA FELICITÀ NON VA INTERROTTA” di Anna Bardazzi per Salani Editore.
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Quando si incontrano per la prima volta, Lena è appena scesa da un aereo ed è una delle migliaia di minori bielorussi mandati in Italia a disintossicarsi dalle radiazioni di Chernobyl; Anna la sta aspettando con i suoi genitori, pronti a ospitarla per un mese, e ha un po’ paura che questa bambina biondissima sia venuta a rubarle l’amore della sua famiglia o, peggio, i suoi giochi. Ma a entrambe basta un niente per superare la diffidenza e scoprirsi legate da un affetto indissolubile che le renderà ‘sorelle per sempre’, anche quando saranno lontane. Vent’anni dopo sono di nuovo in un aeroporto, stavolta a Minsk. Anna ha studiato Scienze politiche e sacrificato molto di sé per inseguire un sogno: combattere la dittatura che opprime la Bielorussia e salvare l’amica. Ma anche se Lena è cresciuta tra mille difficoltà – la madre scomparsa, un fratellino disabile, una figlia da crescere da sola – il ruolo della vittima, dell’essere indifeso, proprio non fa per lei. Entrambe, a modo loro, sono due guerriere. Quando si riabbracciano, un’occhiata e tre parole pronunciate a fior di labbra sono sufficienti per capire che tutto sta per cambiare radicalmente. E che forse, prima di pensare agli altri, dovranno imparare a prendersi cura di loro stesse. Alternando le voci delle due protagoniste, Anna Bardazzi racconta il destino comune a tante donne che in ogni luogo devono lottare per una vita migliore. E mostra come, anche nel grigiore apparente di alcune storie, possa sempre brillare la luce della felicità, di relazioni nate per caso e coltivate nonostante le distanze, non solo geografiche.

La parola all’autrice

«Quando ho avuto l’idea di questo romanzo stavo attraversando la Siberia in treno: era l’estate del 2019 e di lì a poco sarei tornata in Bielorussia, quella terra che pochi conoscono ma a cui sono legata intimamente da molti anni. Del perché di questo mio grande amore – io lo chiamo così – avrei voluto scrivere tante volte. Poi l’idea: avrei messo nero su bianco una storia che raccontasse sì del mio legame, ma anche di ciò che avevo scoperto frequentando il paese. La forza e la tenacia delle sue donne, la bellezza oltre le strade infangate dalla neve sporca e dietro le tendine di casette di legno colorate. Sono partita da quello che molti conoscono, Chernobyl, per raccontare ciò che soltanto io conosco, un paese pieno di piccole felicità e grandi sogni. Ma non è la mia storia: il mio unico intento è trasportarvi in un luogo che, dopo l’ultima pagina, vorrete scoprire anche voi. E lasciarvi con la voglia di incontrare una di quelle donne, certa che sapranno regalarvi un modo nuovo di vivere e vedere la vita.»

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