Enriqueta Martì la vampiressa di Barcellona

Enriqueta Martì la vampiressa di Barcellona nata in un quartiere popolare di Barcellona è figlia di un alcolizzato e di una donna delle pulizie, la sua infanzia è segnata dalla povertà della famiglia tanto che la ragazza prima lavora come domestica e nutrice poi a 16 anni si prostituisce nel quartiere del porto di Santa Madrona. A venti anni sposa un pittore di nature morte che però non vengono vendute o spesso sono acquistate per somme modeste, quindi alla ragazza non resta che sfuggire alla povertà tornando a prostituirsi cosa che il marito non apprezza e infatti dopo 10 anni di convivenza la lascia.

Nel febbraio del 1912 scompare una bambina di 5 anni durante un attimo di disattenzione della madre, questa sparizione segue quella di altri bambini non più trovati avvenute negli ultimi tempi a Barcellona.

Il 17 febbraio una dona vede alla finestra della casa di Enriqueta una bambina mai vista prima nel quartiere e corre ad informare il marito che riferisce la cosa alla polizia.

La polizia fa irruzione nel suo appartamento e trova due bambine tenute prigioniere completamente nude, con i capelli rasati a zero e incatenate in una stanzetta. Durante la perquisizione gli agenti trovano anche un nascondiglio contenente un sacco con dentro una trentina di ossa umane appartenenti a bambine e bambini tra 7 e 8 anni.

Durante le indagini si scoprì che la donna oltre a fare la prostituta era anche una specie di strega autodidatta che vendeva filtri e pozioni realizzati con i pezzi dei corpi dei bambini che rapiva per le strade della città e che poi uccideva e bolliva per preparare le pozioni d’amore da vendere a prezzi esosi. Pare anche che fosse coinvolta in un giro di prostituzione infantile avendo come compito proprio quello di procacciare i bambini piccoli da mettere a disposizione dei suoi amici.

Il processo fu molto veloce e la donna venne condannata a morte ma prima della esecuzione della sentenza fu trovata morta misteriosamente nella sua cella uccisa da un’altra carcerata.  

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