EdiList: La ricamatrice di Winchester

EdiList: La ricamatrice di Winchester il libro recensito dalla casa editrice EdiLab edizioni!
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EdiList: La ricamatrice di Winchester

Winchester, 1932. A trentotto anni Violet Speedwell sembra ormai inesorabilmente destinata a un’esistenza da zitella. La Grande Guerra ha preteso il suo tributo: il suo fidanzato, Laurence, è caduto a Passchendaele insieme a migliaia di altri soldati, e ora le «donne in eccedenza» come lei, donne rimaste nubili e con scarse probabilità di convolare a nozze, sono ritenute una minaccia, se non una vera e propria tragedia per una società basata sul matrimonio. Dopo essersi lasciata alle spalle la casa di famiglia di Southampton, e le lamentele della sua soffocante madre, ferma all’idea che dovere di una figlia non sposata sia quello di servire e riverire i genitori, Violet è più che mai intenzionata a vivere contando sulle proprie forze. A Winchester riesce in breve tempo a trovare lavoro come dattilografa per una compagnia di assicurazione, e ad aver accesso a un’istituzione rinomata in città: l’associazione delle ricamatrici della cattedrale. Fondata dalla signorina Louisa Pesel e diretta con pugno di ferro dall’implacabile signora Biggins, l’associazione, ispirata a una gilda medievale, si richiama a un’antica tradizione: il ricamo di cuscini per i fedeli, vere e proprie opere d’arte destinate a durare nei secoli. Sebbene la Grande Guerra abbia mostrato a Violet come ogni cosa sia effimera, l’idea di creare con le proprie mani qualcosa che sopravviva allo scorrere del tempo rappresenta, per lei, una tentazione irresistibile. Mentre impara la difficile arte del ricamo, Violet stringe amicizia con l’esuberante Gilda, i capelli tagliati alla maschietta, la parlantina svelta e un segreto ben celato dietro i modi affabili, e fa la conoscenza di Arthur, il campanaro dagli occhi azzurri e luminosi come schegge di vetro. Due incontri capaci di risvegliare in lei la consapevolezza che ogni destino può essere sovvertito se si ha il coraggio di sfidare i pregiudizi del tempo. Due incontri che insegnano anche che basta a volte un solo filo per cambiare l’intera trama di una vita. A vent’anni dalla pubblicazione de La ragazza con l’orecchino di perla, Tracy Chevalier torna con un impeccabile romanzo, capace di evocare meravigliosamente l’atmosfera dell’Inghilterra degli anni Trenta e di offrire al lettore una storia senza tempo che «renderebbe orgogliosa Jane Austen» 

RECENSIONE

Un tuffo nel passato quello in cui ci porta Tracy Chevalier con il suo romanzo.
Al centro della narrazione l’Inghilterra degli anni Trenta e una delle “donne in eccedenza”, rimasta sola dopo la guerra. Violet, la protagonista, non vuole essere una delle tante donne il cui unico scopo di realizzazione è sposarsi ed essere madre. Desidera altro per la propria vita, ed è proprio con questo intento che lascia la madre e la propria città natale per trasferirsi a Winchester dove poter essere indipendente.

La prima parte è più lenta e riflessiva ma la scrittura della Chevalier è scorrevole e piacevole, nonostante la mancanza di “azione” non ci si annoia (anche se in alcuni passaggi i dettagli sul ricamo possono risultare eccessivi). Ci aiuta a conoscere Violet nelle sue fragilità e, allo stesso tempo, la sua grande forza interiore. Inizialmente fatica a liberarsi dai limiti imposti dal timore del giudizio degli altri, soprattutto quando “gli altri” sono la sua famiglia. La sua lotta interiore, infatti, si palesa soprattutto nel rapporto con la madre, una donna egoista e scorbutica che non perde occasione per farle notare i fallimenti della sua vita. 

In ogni personaggio femminile ho trovato un pezzetto della personalità di Violet stessa, donne legate alla tradizione e al proprio ruolo, come la madre e la collega Olive, da cui vuole prendere distanza, e donne forti e dirette come la sua amica Gilda e la signorina Pesel, che ci ricordano che è possibile e giusto essere se stesse.

Andando avanti nella lettura è tangibile la crescita della protagonista, una sorta di rinascita lenta ma tenace che avviene giorno dopo giorno, nessuna violenza. Anche nelle battaglie che Violet porta avanti è sempre misurata, quasi volesse passare inosservata. Facile empatizzare con lei, la Chevalier ha creato una protagonista reale che vive in costante bilico tra l’essere felice facendo ciò che le piace e la voglia di non deludere le persone amate. Forte e necessaria la scelta di non cadere in un lieto fine classico. La Violet dell’epilogo ci insegna che, proprio come il ricamo si costruisce punto dopo punto, possiamo diventare chi vogliamo a partire dalle piccole cose.  

Piccola nota: il titolo originale “A Single Thread” è decisamente più significativo di quello italiano, più descrittivo. Nel titolo inglese, infatti, si dà maggiore rilevanza al potente messaggio finale.

 

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