Artista della storia dell’arte: Paul Gauguin

Ciao a tutti, tutto okay? Eccoci qui per un terzo appunto con l’arte focus post-impressionismo, oggi parleremo di un artista conosciutissimo della storia dell’arte: Paul Gauguin.

Paul Gauguin definì la sua stessa infanzia “esotica”. I suoi primi anni sono, infatti, caratterizzati, da una fuga verso le città lontane. Egli nacque il 7 giugno 1848 a Parigi da madre di origini spagnole, impegnata nella scrittura caratterizzata da un animo ribelle e avventuroso, e da padre giornalista. Fu la situazione politica nella loro città ad intimorire la famiglia e a spingerla a trasferirsi nel Sud America dove la situazione ritrovata fu quella di un borgo pittoresco descritto successivamente.

Al ritorno in Francia fu costretto a prendere lezioni di Francese. Questo fu un periodo difficile per il ragazzo in quanto era preso in giro e deriso da tutti i suoi compagni di corso a causa del suo accento spagnolo. Si trasferì, successivamente, a Parigi dove provò l’ammissione all’Accademia navale e seguì il suo arruolamento come allievo pilota: i viaggi costituirono, pertanto, un punto fondamentale della sua vita, ma fu durante uno di questi che venne a scoprire della perdita della madre. Al suo ritorno in Francia, la situazione politica non era delle migliori, infatti, si trovò a vivere la guerra Franco-Prussiana che generò una situazione caotica in tutto il paese.

Fu la guerra ad avvicinarlo alle Belle Arti e la relazione con l’ex della madre, appassionato e collezionista di arte, in particolare pittura, contemporanea e  moderna. Fu grazie a lui che Paul trovò impiego in un’agenzia di cambio dove il compito che svolgeva era quello di curare i rapporti con la clientela e accrescere il patrimonio finanziario dell’artista.

La sua vita si stabilizzò dopo le nozze con Mette Gad che gli diede ben cinque figli. Cominciò ad investire il suo denaro acquistando dipinti contemporanei soprattutto del gruppo impressionista, il suo preferito. Egli si era reso conto che l’arte era l’unico passatempo che gli portava gratificazione, a tal punto imparò anche a dipingere autonomamente.

In questo periodo le opere erano distanti dallo stile dei Salon, ma, comunque, di modesta levatura.

Dopo aver stretto amicizia con alcuni impressionisti, aumentò la sua autosufficienza artistica e consacrò la sua vita all’arte.

A causa di una crisi e alla chiusura dell’azienda in cui lavorava, fu spronato maggiormente a dedicarsi alla sua passione; è dopo questo periodo che la sua vita fu dedita completamente alle Belle Arti.

A questa situazione , però, sono ricollegabili diversi trasferimenti dovuti alla difficoltà di decollo che ebbe la sua carriera.

Quando non ebbe successo neanche nella vendita di tele, Gauguin, decise di lasciare la Danimarca. Si stabilì prima per tre mesi in Inghilterra, poi accettò un lavoro da attacchino di manifesti a Parigi, in questo caso cambiò sempre alloggio. In questo momento però non trascurò la pittura infatti partecipò all’ottava e ultima mostra degli impressionisti: con questa mostra riaffiora in Gauguin la volontà di tradurre in colori le risonanze interiori. Acquistò dimestichezza con la ceramica e ne realizzò diversi esempi. Risale anche a questo periodo la volontà di trasferirsi in Bretagna, zona ancora rude e primitiva forse principalmente per tre motivi: la lettura delle opere di Du Champ, il minor costo della vita e la volontà di scoprire nuovi modi di dipingere.

Fu in questo luogo che, dopo essersi insediato in una pensione molto economica, il pittore si attirò un numero molto elevato di discepoli.

Tornato a Parigi per un periodo breve, Gauguin conobbe Theo Van Gogh, un mercante d’arte al quale riuscì a vendere i suoi dipinti.

Ancora una volta deluso dalla situazione in Francia, si trasferì a Toboga; isola dove era impossibile farsi notare dalla critica e dal pubblico.

Le opere realizzate durante il successivo soggiorno a Martinica erano sottomesse alla violenza della luce e alla vegetazione, colorata e rigogliosa, tropicale. Anche se, quando tornò in Francia a causa di malaria e dissenteria, nessuno si interessò a questo nuovo modo di fare pittura presente nelle sue tele, tranne Theo Van Gogh, che ne comprò alcune tele, e al fratello Vincent, rinomato amico del nostro.

Ancora una volta sul punto di cedere in una crisi, Gauguin, sperò di appoggiarsi sull’atelier delle ceramiche che però fallì.

Si trasferì, successivamente ad una breve ospitata da parte di un amico, presso Pont-Aven dove trovò lavoro presso il suo alloggio che fungeva anche da studio. Questa città in estate si popolava di artisti, in particolari di pittori. Qui mise a punto la tecnica del cloisonnisme: essa captava gli stimoli provenienti dalle vetrate gotiche e dagli smalti medievali e si strutturava su campiture cromatiche piatte e delimitate da contorni molto marcati.

Vincent Van Gogh dopo aver vissuto un’esistenza tumultuosa, a tal proposito si inoltrò ad Arles. Contemporaneamente Gauguin, amante della vita di città, voleva assoggettarsi il suo studio artistico. Egli era perplesso dalle opere artistiche dell’amico, Vincent, ma allo stesso tempo le ammirava per la loro eccentricità. Grazie ad un contratto che stipulò con Theo, il fratello del pittore, che gli permise di guadagnare una somma di denaro alta, rispetto al suo solito guadagni, si trasferì ad Arles.

Mentre Van Gogh apprezzava la vita provenzale, Gauguin non sopportava vivere lì: fu questo il motivo che rese la permanenza in quella terra e la convivenza, per entrambi, molto dura.

Fu in una crisi di follia che Vincent si recise il lodo dell’orecchio, causa del suo internamento in un man manicomio.

Dopo il tragico episodio con Van Gogh, Gauguin, tornò in Bretagna con il fine di accrescere la sua notorietà. A Bruxelles presentò due sue tele, esse ricevettero successo.

Successivamente ad un altro trasferimento a Parigi per partecipare ad una nuova esposizione, ammirò per la prima volta la Torre Eiffel.

Nessun artista che prese parte  a questa mostra, definita impressionista, faceva davvero parte della corrente impressionista, ciò provocò la critica da parte dei veri impressionisti e il fatto che nessun artista vendette dei quadri.

Con il crollo della fiducia nel progresso e la diffusione di una nuova idea spiritualista, Gauguin iniziò a godere di maggiore popolarità. Tuttavia sapeva che la Francia era poco stimolante per le sue opere, si trasferì, infatti, in una zona molto distante dall’Europa: Tahiti.

Fu qui, a Tahiti, che Gauguin si trasferì per passare gli ultimi momenti della sua vita. Affrontò il viaggio grazie all’aiuto del governo francese e, dopo aver esposto al governatore la sua missione artistica, morì l’ultimo re tahitiano, era proprio su lui che Gauguin voleva fare affidamento per la sua permanenza e per ricavarne benefici.

La speranza si riaccese partecipando al funerale del sovrano e al successivo trasferimento a Pacca. Fu da qui, che dopo essere stato deluso da una donna, si trasferì a Mataiea dove decise di vivere in una capanna di bambù.

Anche compiacendosi dei progressi raggiunti, Gauguin, sapeva di non aver concluso la sua missione pittorica: fu in questo momento e in seguito a questa constatazione, alla quale si aggiunse il peso della solitudine e la situazione economica, che decise di tornare in Francia.

A causa di una degenza che lo portò in ospedale la sua permanenza in Francia fu compromessa: nuovamente decise di partire per la Polinesia grazie al ricavo ottenuto dalla vendita di alcune sue tele.

All’arrivo in Polinesia, affittò un terreno, costruì una capanna e, nonostante la sua salute cagionevole, dettata da alcune piaghe sulla gamba, visse un periodo ricco di emozioni sia positive che negative. Fu questo il periodo in cui, ricevuta la notizia della morte della figlia, tentò il suicidio per mezzo di un veleno letale: l’arsenico. Ma scampato il pericolo, dopo essere stato salvato, divenne più battagliero che mai.

Ancora una volta alla ricerca di ambienti esotici che potessero stimolare la sua pittura, si trasferì ad Hiva Oa dove diede vita a diversi dipinti sereni.

Dimostrò in questa terra ostilità verso le autorità coloniali e spronò, infatti, i natali a non pagare le tasse: fu, per questo motivo, condannato a tre anni di prigionia dal tribunale locale.

La sua pena non fu mai scontata totalmente, infatti, fu trovato morto nella sua cella poiché malato di sifilide.

Anche oggi siamo giunti alla fine del nostro viaggio nella vita di un artista post – impressionista.  Al prossimo appuntamento con l’arte.

You may also like