3 curiosità sull’autore Roberto Sanesi

3 curiosità sull’autore Roberto Sanesi in merito al suo libro “IL GUARITORE DI PECCATI”.

TRAMA

Adolfo conduce un’esistenza tranquilla finché, in circostanze del tutto singolari, scopre di essere la reincarnazione di Shilah, uno sciamano dell’antica tribù dei Navajos. Apprende così di essere stato investito di una missione salvifica: riportare sulla via del Bene tre anime che vagano nelle tenebre. La missione di Adolfo-Shilah si attuerà coinvolgendo tre personaggi irrisolti, colti nel frangente di un bivio esistenziale: essi tenteranno di ritrovare se stessi immergendosi nella misteriosa vasca di deprivazione sensoriale.

CURIOSITÀ

  • Scrivi di getto oppure con scaletta?

    Scrivo di getto, ma quando mi accorgo di aver messo ‘troppa carne al fuoco’, allora mi fermo e preparo delle mini scalette per non scordarmi dei particolari che devo inserire nella storia. Molte idee mi vengono in sogno, pertanto al mattino, devo essere lesto a buttar giù i ricordi avuti nottetempo
  • C’è un luogo in particolare in cui scrivi? Oppure ovunque va bene?

    Fino ad oggi ho scritto tutte le mie opere a casa in uno studio piccolo e intimo. Non so se sarei capace di scrivere trovandomi altrove. Questa piccola stanza mi fa sentire protetto come quando ero nel grembo materno, oppure riporta la mia mente a quando la sera da piccolo dormivo sul divano in mezzo ai miei genitori che guardavano la TV. Lì mi sentivo amato, protetto e invincibile.         
  • Assoluto silenzio o musica?

    Scrivo in assoluto silenzio avendo accanto a me il mio fido cane Nerone che ha ormai 11 anni, ma che gode ancora di buona salute. Lo amo, lui è una parte di me, ed è fedele testimone di ogni singola parola presente nei miei romanzi.

Ho scritto questo libro perché…
Ho scritto questo libro perché qualcuno da lassù mi ha suggerito di farlo. E’ tutto ben chiaro nell’intervista. Mi piacerebbe che durante la lettura del racconto ogni lettore avvertisse che ‘qualcuno’ lo prenda per mano, così come farebbe un genitore con il proprio figlio. Sperando che quel figlio, una volta lasciata quella presa sicura, possa proseguire da solo il proprio cammino sul sentiero dell’onestà etica e morale.

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